Agguato a Capodanno a Napoli, ucciso guardaspalle del boss: a Fuorigrotta faida tra Mazzarella e Licciardi
L'agguato della notte scorsa a Fuorigrotta, in cui è morto Salvatore Capone, potrebbe essere la risposta al tentato omicidio del boss Vitale Troncone e segnare una nuova svolta nella faida che sta insanguinando il quartiere della periferia ovest di Napoli: potrebbe rappresentare la discesa in campo di altri gruppi, legati ai Mazzarella, che in questo modo si contrapporrebbero a viso aperto a quelli legati ai rivali dell'Alleanza di Secondigliano.
Chi era Salvatore Capone, ucciso a Fuorigrotta
L'omicidio è avvenuto intorno alle 3 del mattino. Notte di Capodanno, mentre esplodevano gli ultimi botti. Capone, 42 anni, è stato ucciso nel Rione Lauro, il conglomerato di case popolari a ridosso di via Leopardi. Tre colpi di pistola alla testa. Dinamica da agguato di camorra, profilo della vittima che conferma la matrice: pluripregiudicato, Capone era ritenuto molto vicino ai boss del Rione Lauro, controllato dai gruppi Iadonisi e Cesi, e in particolare era legato al primo clan.
Nel 2018 era stato arrestato a Fuorigrotta: aveva scortato Cosimo Iadonisi in commissariato, dove il boss avrebbe dovuto firmare in quanto sorvegliato speciale, ma la sua presenza aveva insospettito gli agenti; era stato arrestato dopo un tentativo di fuga a piedi, durante la quale si era liberato di una pistola, una Crvena Zastava di produzione ex Yugoslavia.
Il collegamento tra l'uomo ucciso e il clan Esposito di Bagnoli
I gruppi Iadonisi e Cesi rappresentano, secondo gli inquirenti, il punto di raccordo tra i clan di Bagnoli e i Licciardi dell'Alleanza di Secondigliano. Il ruolo di Salvatore Capone in questa trama di alleanze e la vicinanza con la camorra di Bagnoli si intuisce dalle dichiarazioni di Yusseff Aboumouslim, nipote ed ex braccio destro del boss Massimiliano Esposito "lo Scognato" e oggi collaboratore di giustizia.
Nel raccontare i retroscena su una spedizione punitiva, che sarebbe partita per un debito di 14mila euro relativo a traffici di droga, Aboumouslim spiega che la vittima, Vincenzo Scodellaro, legato al clan Troncone, "dopo essere stato ferito si recò da Salvatore Capone, cui avevo fornito un telefonino per tenere i contatti esclusivamente con mio zio Massimiliano, in quanto latitante, e chiese al Capone di mettersi in contatto con Massimiliano Esposito".
L'ipotesi dietro l'agguato: risposta dei Mazzarella
La morte di Capone, questa è una delle ipotesi investigative, potrebbe essere collegato all'agguato ai danni di Vitale Troncone (il boss, colpito a una gamba e al volto il 23 dicembre, è ancora ricoverato in prognosi riservata). Sarebbe la prima "risposta", dopo gli omicidi di Gaetano Mercurio, agli inizi del 2020, e di Andrea Merolla, a novembre, entrambi legati a Troncone. E potrebbe essere il primo passo verso una guerra aperta: se i gruppi Iadonisi e Cesi sarebbero legati ai Licciardi di Secondigliano, così come gli Esposito di Bagnoli, il gruppo Troncone sarebbe invece legato allo storico clan Zazo di Fuorigrotta e, di conseguenza, come riporta anche la Dia nell'ultima relazione semestrale Antimafia, sarebbe nella sfera di influenza del clan Mazzarella.