Adalgisa e la morte del figlio: pensava fosse autistico. La donna accusata di omicidio
Si esprimeva con difficoltà, il piccolo Francesco. Aveva solo due anni e mezzo, ma i suoi problemi di comunicazione avevano fatto nascere il sospetto che avesse un ritardo mentale o che fosse autistico. Nessuna diagnosi sanitaria a confermarlo, ma lo pensavano dei familiari e in particolare la madre, Adalgisa. Per questo motivo stamattina uno psichiatra avrebbe dovuto visitare il bambino. Ieri sera, però, la tragedia: la donna ha preso il bambino, si è allontanata da casa ed è andata verso il mare. L'hanno ritrovata quasi due ore dopo sulla battigia in località La Scala, il corpo del bambino è stato recuperato dall'acqua ormai senza vita.
Bimbo annegato, la Procura: "Madre l'ha ucciso perché credeva avesse ritardo mentale"
Le indagini sono state condotte dai carabinieri della sezione operativa di Torre del Greco, è emerso che intorno alle 21 il marito della 42enne si era rivolto alle forze dell'ordine segnalando che la moglie si era allontanata col figlio piccolo. Nei confronti della donna la Procura di Torre Annunziata ha emesso stamattina un decreto di fermo: l'accusa è di omicidio volontario aggravato.
Per gli inquirenti la 42enne avrebbe quindi ucciso il figlio e il gesto sarebbe riconducibile proprio a quella presunta disabilità, come si legge in una nota a firma del procuratore Nunzio Fragliasso. La donna è stata ascoltata a lungo dagli inquirenti in presenza del suo avvocato di fiducia, Tommaso Ciro Civitella; avrebbe reso una versione confusa, piena di buchi e di vuoti di memoria, ma per gli inquirenti, che hanno emesso il fermo al termine dell'interrogatorio, avrebbe sostanzialmente ammesso le proprie responsabilità. La donna è stata trasferita nel carcere femminile di Pozzuoli, in attesa dell'udienza di convalida del fermo.
Bimbo annegato a Torre del Greco, l'avvocato: "La madre è in un tunnel buio"
La tragedia intorno alle 22:30 di ieri, 2 gennaio. Alcuni testimoni che erano nei pressi della spiaggia hanno raccontato di avere sentito la donna urlare vicino alla scogliera. Dei giovani si sono tuffati e sono riusciti a tirare fuori il bimbo dall'acqua, ma era già troppo tardi: nonostante i tentativi di rianimarlo, i sanitari del 118 hanno solo potuto constatarne il decesso per annegamento. La donna, secondo i testimoni, era in evidente stato confusionario e diceva frasi sconnesse.
"Siamo dinanzi a una persona che è in un tunnel – spiega a Fanpage.it l'avvocato Civitella – e speriamo che gli elementi raccolti dalla Procura possano portare luce, non solo in termini oggettivi ma anche nella dimensione interiore". Questi momenti di black out sarebbero cominciati circa tre mesi fa, quando la 42enne avrebbe notato dei comportamenti nel bimbo che l'avrebbero portata a ritenere che soffrisse di una patologia mentale. Col passare dei giorni la preoccupazione, trasformatasi in convinzione, l'avrebbe trascinata in quello stato di depressione con continui momenti di vuoto totale che ieri avrebbero raggiunto l'apice: uscita di casa per una passeggiata col bambino, agli inquirenti non sarebbe stata in grado di spiegare come è arrivata sulla spiaggia, da lì alla scogliera e come si sarebbe ritrovata col corpo del figlio senza vita tra le braccia.