Aborto, la denuncia del collettivo femminista: “A Ferragosto chiusi 4 centri su 5”
L'interruzione di gravidanza in Italia non è sempre facilmente praticabile. Tra i limiti delle 3 settimane stabiliti dalla legge 194 del '78 e i medici obiettori di coscienza che si rifiutano di praticare l'aborto, le difficoltà per una donna non sono poche. A Napoli nel mese di agosto si è unita la difficoltà di trovare un centro per l'interruzione di gravidanza (IVG) aperto e disponibile nelle strutture ospedaliere, in particolar modo nella settimana di ferragosto. È la denuncia fatta dalla rete femminista "Ka nisciuna è fessa" che si occupa proprio di salute sessuale e riproduttiva e diritto all'aborto. Le attiviste hanno ricevuto diverse segnalazioni da donne che non riuscivano a trovare un centro disponibile.
La Asl Napoli 1, contattata da Fanpage.it ha sottolineato che nel mese di agosto l'Ospedale del Mare e l'Ospedale San Paolo a scaglioni hanno garantito il servizio, tenendo delle aperture compatibili con le ferie del personale. Ma la storia raccolta da Fanpage.it ci racconta di telefoni che squillano a vuoto e strutture che dichiarano di essere chiuse.
"Un solo centro aperto e gli altri quattro chiusi"
Serena Mammani della rete "Ka nisciuna è fessa" racconta delle segnalazioni che sono giunte alle attiviste e come loro stesse abbiano provato a contattare senza successo i centri IVG delle strutture ospedaliere napoletane. A Napoli già normalmente i disservizi del sistema sanitario e il fenomeno dell'obiezione di coscienza praticato dai medici, come previsto dalla legge, non rendono semplicissima l'interruzione di gravidanza, ma il mese di agosto è stato davvero difficile per le donne che hanno scelto di abortire. "Per buoni 10 giorni non è stato garantito il servizio in 4 centri IVG su 5 – spiega l'attivista femminista – l'unica struttura aperta era l'Ospedale Cardarelli, mentre era chiuso il II° Policlinico, il Vecchio Policlinico, l'Ospedale del Mare e l'Ospedale San Paolo. Questo nonostante anche ai consultori fosse arrivata la comunicazione di aperture scaglionate per poter garantire il servizio".
Chiaramente essendo il Cardarelli l'unica struttura funzionante ha avuto non pochi problemi a rispondere all'utenza, spalmando appuntamenti ed interventi fino al mese di settembre vista la concentrazione della richiesta sulla struttura. Contattata da Fanpage.it la Asl Napoli 1 ha fatto però sapere che proprio l'Ospedale del Mare e l'Ospedale San Paolo si sono alternati per garantire la fruizione del servizio nel mese di agosto, in particolare nella settimana di Ferragosto che risulta essere la più complessa. "Una donna che ci ha contattato era riuscita a contattare l'ospedale San Paolo ad inizio a agosto ma le avevano detto che erano in chiusura ed avrebbero riaperto a fine mese – spiega Serena Mammani – io stessa ho chiamato al San Paolo senza riuscire mai a ricevere una risposta. Per contattare l'Ospedale del Mare ci ho messo 4 ore al telefono, provando a chiamare diversi numeri, alla fine quando mi hanno risposto mi hanno detto che erano chiusi e riaprivano il 22 agosto". Insomma, da questo racconto sembrerebbe una corsa ad ostacoli per le donne che si sono rivolte al servizio pubblico.
"Se la legge prevede un tempo massimo, non si non garantire il servizio"
Le attiviste di "Ka nisciuna è fessa" denunciano anche i disservizi che quotidianamente una donna rischia di trovarsi di fronte dopo aver deciso di abortire. Oltre all'obiezione di coscienza ci sono le problematiche che attanagliano la sanità pubblica campana, come quella della carenza di personale e della indisponibilità di medici che sono costretti a coprire un ampio arco di attività mediche. Può capitare che il medico che deve fare l'aborto sia impegnato in sala operatoria e non possa materialmente intervenire e non ci sia nessuno a sostituirlo.
Una situazione che si presenta spessa e costringe al rinvio degli interventi. O ancora si deve fare i conti con le liste di attesa lunghissime, che valgono per l'interruzione di gravidanza come per le altre prestazioni ospedaliere. Tempi lunghissimi che caratterizzano tutta la sanità campana. "L'aborto è prima di tutto una prestazione sanitaria – sottolinea l'attivista – per questo va garantita sempre. Per di più la legge che abbiamo in Italia è molto vecchia, è del 1978, è prevede che l'interruzione di gravidanza avvenga entro un certo periodo, se quindi esiste una sorta di data di scadenza non è possibile scontrarsi né con tanti disservizi ma ancora di più con la chiusura di quasi tutti i centri IVG presenti che sono comunque pochi".