L'apertura dell'Università a Scampia è una bella notizia. Ma non può bastare. Prevengo le solite critiche: il sindaco attuale si batte il petto dicendo che ha ereditato un disastro dal precedente, idem il suo predecessore. Ma l'attuale sindaco Gaetano Manfredi (a oggi) né Luigi De Magistris (che è stato sulla poltrona di Palazzo San Giacomo per un decennio) sono riusciti a strappare a Scampia il triste primato di "scenografia del Male", con quelle Vele diventate una serie tv permanente, paradigma della Napoli malamente, archetipo del Nuovo Stereotipo partenopeo, un miscuglio, fra terrore e splendore, tutto instagrammabile, come un grande murale dove è bello il luogo, il disegno e pure crepe.
Far arrivare professori, studenti e addetti a Scampia significa garantire loro trasporti degni, posti auto in sicurezza e altri servizi basilari che nemmeno in centro città sono garantiti. Più che un taglio del nastro oggi servirebbe un segno della croce: quella apertura è un impegno.
Altrimenti – come accaduto in altre situazioni della Napoli di periferia – sarà solo un bel posto da rendere su Instagram e TikTok e raccontare agli stranieri, ma non realmente pezzo di città. La facoltà di Professioni Sanitarie in viale della Resistenza oggi è un impegno per Napoli non un risultato per Napoli.
Quindi andateci piano con le celebrazioni: Scampia e Secondigliano vantano crediti pluridecennali con il Comune e con lo Stato. Zone colpevolmente dimenticate e ritornate sotto i riflettori solo per la cronaca o per le serie tv: ci vorranno anni e anni prima di saldare i debiti con questa parte della nostra città.