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A Ponticelli i figli cedevano alla camorra le case dei genitori morti “per rispetto”

Le case popolari di Ponticelli venivano gestite dal cartello Minichini-De Luca Bossa; il retroscena raccontato dal collaboratore di giustizia.
A cura di Nico Falco
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Il rione Lotto Zero di Ponticelli, roccaforte dei De Luca Bossa
Il rione Lotto Zero di Ponticelli, roccaforte dei De Luca Bossa

Le case popolari di Ponticelli, Napoli Est, venivano gestite dalla camorra in tutti gli aspetti, anche oltre la compravendita e gli sfratti: le abitazioni venivano "cedute" al clan anche dai figli di genitori anziani che, dopo il decesso di questi, consegnavano le chiavi "per rispetto". Lo racconta il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa, figlio della "pazzignana" Luisa De Stefano e anche lui in passato ai vertici del clan legato ai Minichini e ai De Luca Bossa e parte del cartello che gestiva gli illeciti nell'area orientale di Napoli.

Blitz a Ponticelli, 31 arresti

Schisa, ritenuto dai magistrati estremamente attendibile, ha indicato con precisione nomi, organizzazione e dinamiche del gruppo De Luca Bossa – Casella – Minichini – Rinaldi – Reale, colpito stamattina dal blitz da 31 arresti eseguiti da Polizia di Stato e Carabinieri. Le dichiarazioni del collaboratore sono agli atti nell'ordinanza.

Nel dettaglio, sono stati disposti gli arresti domiciliari per 8 indagati (tra cui una donna deceduta per cause naturali l'anno scorso), per altri 24 è stato invece deciso il carcere; dei 31 destinatari, 18 erano già detenuti e 13 liberi.

Le case gestite dal clan delle "pazzignane"

A gestire materialmente le case popolari, racconta Schisa, sarebbe stata Gabriella Onesto, compagna del ras Michele Minichini detto "Tiger" o "Tigre" (entrambi tra i destinatari e già detenuti). La donna, secondo il pentito, "spesso individua le case e, o le libera con la forza, oppure le vende a terzi". Si tratta, naturalmente, di assegnazioni ufficiose, nulla di registrato.

E sarebbe capitato anche che "i figli delle persone anziane che poi muoiono, per "rispetto" nei confronti del clan cedono la loro casa a Gabriella che la vende a chi ritiene".

In questo sistema di gestione sarebbe incappata anche l'ex fidanzata di Alessio Bossis, intraneo al clan, ucciso a 22 anni in un agguato a Volla nell'ottobre 2022: la ragazza sarebbe tornata insieme ad un suo ex fidanzato e per punizione dello sgarro le sarebbe stata tolta la casa.

Lo stesso Tommaso Schisa sarebbe stato vittima delle pretese del clan: precedenti indagini avevano ricostruito che la moglie era stata cacciata di casa e obbligata a cercare di convincere il marito a ritrattare.

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