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A Napoli una strada intitolata a Gianluca Cimminiello, vittima innocente di camorra

Una strada a Secondigliano intitolata a Gianluca Cimminiello, il tatuatore di 32 anni vittima innocente di camorra ucciso il 2 febbraio 2010 a Napoli.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Gianluca Cimminiello
Gianluca Cimminiello

Una strada intitolata a Gianluca Cimminiello, vittima innocente di camorra. Domani mercoledì 27 marzo ci sarà la cerimonia nel quartiere Secondigliano, sulla ex via Traversa IV Italia, lato di Largo Beato Gaetano Errico. Alle 11.30 saranno presenti il vicesindaco di Napoli con delega alla toponomastica Laura Lieto e i familiari del giovane tatuatore.

La vicenda di Gianluca Cimminiello sconvolse tutta Napoli: venne ucciso dalla camorra il 2 febbraio del 2010, a soli 32 anni. La sorella Susy, assieme all'altra sorella, Palma, da sempre è stata in prima linea per far ricordare la vicenda del fratello, per la cui morte sono stati condannati in via definitiva tre persone all'ergastolo: Arcangelo Abete e Raffaele Aprea, rispettivamente mandante ed organizzatore, nonché Vincenzo Russo, l'esecutore materiale dell'omicidio.

Il suo omicidio avvenne come "ritorsione" per aver reagito ad un'aggressione. Gianluca, tatuatore, aveva pubblicato su Facebook una foto con Lavezzi che, in realtà, era un fotomontaggio. In molti credettero invece che il Pocho fosse andato da lui per un tatuaggio, e qualcuno non la prese bene. Pochi giorni alcuni emissari del clan Amato-Pagano si presentarono da lui per dargli una lezione: ma Gianluca, che era anche un kickboxer, reagì e li mise in fuga. Pochi giorni dopo, il killer si presentò nella sua bottega, lo fece uscire con una scusa, e gli sparò, uccidendolo.

La sorella Susy ha poi ricordato così quella mattinata:

Quel giorno ero a casa che facevo gli ultimi preparativi del mio matrimonio previsto per il 13 febbraio. Avevo un dolore alla spalla insopportabile così chiamai mia madre per un aiuto. Lei era vaga e agitata e, quando le chiesi cosa avesse, mi disse di far andare mio marito dai carabinieri perché la fidanzata di Gianluca era in caserma. Poco dopo ricevetti anche la telefonata di mia sorella perché mio nipote aveva letto la notizia di un morto fuori al centro di tatuaggi. Presa dal panico, decisi di andare fuori all'attività di Gianluca. Il primo pensiero fu per il litigio di qualche giorno prima. Nella folla non capivo nulla! In mezzo al casino incontrai gli amici di mio fratello a cui chiedevo dove fosse Gianluca. Niente, nessuno mi rispondeva, poi vedendoli piangere capii. "Ma è Gianluca l'uomo a terra?". Uno di loro scoppiò in lacrime confermando il mio timore. Per me fu il gelo. Fin dal primo momento raccontammo tutto. Avevamo paura è vero, ma per amore ho imparato a gestire la paura. Mio fratello era un bravo ragazzo ucciso dalla camorra e io ero disposta a morire per lui affinché ottenesse giustizia".

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