“A Napoli temperature aumentate di un grado in un secolo”, parla il climatologo Scafetta
Parte domani il summit del G20 sull’ambiente di Napoli che vedrà confrontarsi a Palazzo Reale i ministri dei 20 Paesi membri, tra i quali Stati Uniti – presenti con l’esperto di tematiche ambientali John Kerry, inviato speciale del presidente Joe Biden per il clima – Russia e Cina, e dell’Unione Europea. Al centro del dibattito anche i cambiamenti climatici e le strategie di sviluppo per il futuro, per arginare fenomeni come l’effetto serra e il riscaldamento globale. Fanpage.it ha sentito in merito il climatologo Nicola Scafetta, docente di Meteorologia e Climatologia dell’Università Federico II di Napoli.
Professore, come è cambiato il clima in Campania negli ultimi anni?
Dagli inizi del 1900 ad oggi la temperatura globale è salita di circa 1 grado centigrado. Ma non è stato un aumento costante: si sono alternati periodi più freddi e più caldi. Noi abbiamo a disposizione le serie storiche dal 1880 ad oggi dell’Osservatorio di San Marcellino dell’Università Federico II di Napoli. Dagli anni ’50 agli ’80 la temperatura è scesa, poi è risalita fino al Duemila. Dal Duemila al 2015 si è mantenuta quasi costante. Quindi è salita di nuovo, con un picco nel 2016 e un altro nel 2020. Dal picco dello scorso anno ad oggi è scesa di circa mezzo grado. Anche a Napoli si è visto un andamento simile.
È possibile che abbia influito il lockdown del Covid?
No, non credo che c’entri la pandemia. Ci sono altri fattori che influiscono. Cicli oceanici, come El Niño – La Nina, che si verifica a livello dell’equatore nell’oceano Pacifico, possono portare a veloci fluttazioni con aumenti o diminuzioni di temperatura su scale annuali.
Quali sono i fattori che influiscono sul clima?
Ci sono componenti naturali legate alle oscillazioni climatiche, fluttuazioni che possono andare da pochi anni, fino a migliaia di anni, e sono legate alle variazioni dell’attività solare o dell’orbita terrestre che non è stabile. Poi c’è la componente legata alla chimica dell’atmosfera, sulla quale influisce anche l’uomo, come le variazioni dei gas serra tra i quali il vapore acqueo, l’anidride carbonica, metano, ossidi di azoto e di zolfo, la combustione di particolati che possono creare localmente degli schermi che possono riscaldare l’atmosfera, come nel caso della CO2 che trattiene il calore sulla superficie terrestre, oppure rinfrescarla, perché c’è meno luce che arriva sulla superficie come avviene per le polveri e gli aerosol.
Quali sono le prospettive per il futuro?
È un tema su cui c’è grande incertezza a causa delle numerose variabili in gioco. Alcuni studi prevedono un aumento della temperatura modesto altri maggiori. Ad esempio, l'effetto della CO2 sul clima è estremamente incerta: un suo raddoppio potrebbe portare ad un aumento di 1 °C (cosa non allarmante) fino a 6 °C (secondo alcuni modelli climatici). Io credo che la temperatura possa mantenersi stabile nei prossimi 20 anni, per risalire entro i prossimi 40 anni per i cicli naturali.
Come si spiegano allora le ondate di caldo in Canada, le alluvioni in Germania e la grandine in pianura Padana gli scorsi giorni?
Bisogna stare attenti ad associare questi fenomeni meteorologici al clima. Teniamo presente che il 3 luglio si sono verificati dei brillamenti solari che non si vedevano da 4 anni. Il sole ha aumentato la propria attività producendo raggi X che hanno investito il Nord Atlantico generando perturbazioni atmosferiche che potrebbero avere aggravato la situazione meteorologica.
Quand’è che l’aumento di temperatura globale può diventare preoccupante?
Se l’aumento si mantiene entro un grado in più rispetto al 1900, come ora, non è preoccupante. Se supera i due gradi può diventare più pericoloso. Al momento siamo nella prima fase. Inoltre il riscaldamento non è simmetrico, e quello che si è osservato è un riscaldamento dell'emisfero settentrionale mentre diverse regioni dell'emisfero australe si sono riscaldate moderatamente oppure rinfrescate. La crisi climatica potrebbe esserci in futuro solo se la sensibilità climatica alle emissioni di CO2 fosse alta, cosa che però non è certa.
Cosa possono fare i governi del G20 per aiutare il clima?
Bisogna individuare strategie di sviluppo sostenibile, ma senza sprecare risorse in soluzioni che possono risultare costose e poco efficienti. Oltre al clima ci sono anche valutazioni di carattere sanitario da tener presente, perché l’inquinamento influisce anche sulla salute. Siamo sicuri che il passaggio dai motori a benzina agli elettrici sia la soluzione? Come si produce l’elettricità? Bastano pale eoliche e pannelli solari? Io credo di no. Si può anche pensare di migliorare la tecnologia rendendo i motori a benzina meno inquinanti. Le strategie, poi, vanno poi prese a livello globale. Mentre in Europa e in Usa si discute di ridurre le emissioni di CO2, in Cina e India si costruiscono oggi centinaia di centrali a carbone vanificando i nostri sacrifici.