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A Napoli in mostra il cranio di Plinio il Vecchio, morto per aiutare Pompei durante l’eruzione del Vesuvio

All’ospedale della Pace di Napoli in mostra, sabato 14 ottobre, il reperto che sarebbe appartenuto all’ammiraglio romano, a duemila anni dalla nascita. Militare e storico, è morto durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.c.
A cura di Vincenzo Piccolo
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Il presunto cranio di Plinio il Vecchio, reperto storico di grande valore, sarà in mostra nella Sala del Lazzaretto nell'ex Ospedale della Pace a Napoli, in via dei Tribunali 227. Sabato 14 ottobre, dalle 9.30 alle 13.30, ci sarà un convegno su ‘L'ultima rotta di Plinio il Vecchio tra curiosità scientifica e solidarietà civile‘.

L'evento è parte delle celebrazioni per il bimillenario della nascita di Plinio il Vecchio, curate dall'archeologo Alessandro Luciano, coinvolgendo luoghi come Baia, Bacoli e la Biblioteca Universitaria di Napoli. Nel 79 d.C., durante l'eruzione del Vesuvio, Plinio il Vecchio, che era prefetto della flotta militare a Miseno, ordinò un soccorso per Pompei dopo una chiamata urgente di Rectina, matrona di Pompei. Fece partire barche quadriremi, disposte a ventaglio, da Ercolano a Stabia. Tuttavia, perse la vita nell'impresa a causa di un'onda di gas velenoso.

«Un'opportunità per esaminare una storia senza fine legata al territorio vesuviano e ai Campi Flegrei, esplorando fenomeni vulcanici del passato e le preoccupazioni del presente», afferma Gennaro Rispoli, direttore scientifico del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli. Il cranio, trovato oltre cento anni fa, continua ad aprire dibattiti sulla sua autenticità storica e sulla «ricerca paleontologica, ed interrogativi sulla flotta romana e un tentativo di soccorso riferito nelle ore drammatiche come rendiconto epistolare di Plinio il Giovane. Se ne occupa Tacito che chiede informazioni al nipote, Plinio il Giovane, sulla fine del prefetto romano. Tra curiosità scientifica e volontà salvifica del prefetto, si legge la più bella storia di missione di Protezione Civile al tempo del 79 d. C.».

Il reperto, comprendente un neurocranio e una mandibola di individui diversi della stessa epoca, racconta il mistero dietro gli sforzi solidali dell'ammiraglio. Questa storia diventa un più attuale che mai, un esempio di protezione civile, che si alterna con la curiosità scientifica e altruismo del prefetto romano.

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