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A Napoli è più facile vincere titoli e coppe che costruire un palazzetto dello sport

Napoli aspetta un Palazzetto dello Sport da oltre 25 anni: nel frattempo, però, nascono, vincono e fuggono giovani campioni e società dal capoluogo partenopeo.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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A Napoli, ormai, è diventato più facile vincere uno Scudetto nel calcio o una Coppa Italia nel basket, piuttosto che costruire un palazzetto dello sport degno di questo nome. Unica grande città d'Italia ad essere "orfana" di questa struttura (Milano e Roma, per citare le altre due metropoli nazionali) sono avanti anni luce, ma anche le città capoluogo di provincia riescono ad avere impianti nuovi, funzionali e all'avanguardia. Napoli, no. Esiste solo uno stadio, il Diego Armando Maradona fu Stadio San Paolo e ancora prima Stadio Del Sole, e basta. Il resto è silenzio, come diceva un nobile principe di Danimarca nell'opera che ha assicurato l'immortalità a William Shakespeare.

Il successo del Napoli Basket in Coppa Italia, che riprende la via del Golfo a 18 anni dalla magica notte del 20 febbraio 2006 a Forlì, ha riaperto una ferita che non si è mai rimarginata e che riguarda appunto l'assenza totale di un palazzetto dello sport a Napoli e che da anni ormai viene chiesto a gran voce dagli addetti ai lavori, costretti a girovagare per la regione alla ricerca di spazi da affittare per sopperire a questa carenza. Lo stesso Napoli Basket si era "spostato" prima a Sant'Antimo e poi a Casalnuovo, prima di arrivare al PalaBarbuto, struttura prefabbricata dalla capienza ridotta e famosa per diventare un autentico "forno" anche in pieno inverno. Era stato innalzato come "struttura" temporanea, perché il vicino Pala Argento era da adeguare alle nuove normative sismiche: oggi, di quel palazzetto da "adeguare", sono rimaste solo due mezze tribune, ormai ridotte a ruderi come se avessero migliaia di anni di storia, e che non potrebbero essere recuperate in alcun modo, ma solo abbattute. Il vecchio tempio del basket, che ospitò anche grandi concerti, va verso il 26esimo anno di abbandono.

Non va meglio allo Sferisterio di Fuorigrotta, altro fiore all'occhiello costruito quando Fuorigrotta doveva diventare il quartiere di Napoli dedicato allo sport tout court. Anche qui non resta più nulla se non quattro pareti senza più nemmeno il tetto. Ogni tanto viene giù qualche calcinaccio, e il pericolo che finisca per abbattersi sulle case spuntate attorno come funghi è anche alquanto concreto, come denunciò a Fanpage.it anche il fisico e meteorologo Adriano Mazzarella qualche tempo fa. Qui la chiusura avvenne il 31 dicembre 1986, per un incendio sul quale non c'è mai stata piena luce. E da allora non ha mai più riaperto.

Tra le strutture sportive ancora in piedi, sopravvive solo la Piscina Scandone, sempre nella stessa area: la pallanuoto e il nuoto, a Napoli, sono ancora sacri. Per quanto anche lei viene di tanto in tanto chiusa per svariati motivi, ma per lo meno è un impianto che combatte dignitosamente bene in una città che ha sacrificato tutto o quasi allo stadio della principale squadra di calcio. La mancanza di strutture, ovviamente, si riversa anche nelle società sportive: Napoli sforna campionissimi, ad esempio, nella pallavolo (qualche anno fa la Nazionale Italiana femminile vedeva 4 atlete napoletane nelle 6 titolari, tra cui lo storico capitano azzurro Antonella Del Core), ma non ha strutture e di conseguenza squadre dove possano "esplodere", dopo l'addio alle scene del Centro Ester di Napoli Est, unico faro del volley napoletano.

Nel calcio, in realtà, non è che vada granché meglio: se lo stadio Maradona ha visto una parziale ristrutturazione per le Universiadi 2019, rendendolo più adeguato ai tempi odierni (per quanto il terzo anello continui ad essere chiuso), lo Stadio Arturo Collana al Vomero è in stato di abbandono. Qui qualcosa si muove, almeno sulla carta: la Regione ha assicurato un investimento di 70 milioni di euro, la Federazione si sbilancia e parla di aprile 2024 come data di nuova inaugurazione. Ma resta il fatto che a Napoli si continua a fare bene nello sport, sia di squadra sia individuale, nonostante la carenza praticamente totale di strutture adeguate. E manco è poco.

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Giuseppe Cozzolino, giornalista, classe 1984. Laureato in Lingue Straniere, lavoro con Fanpage.it dal 2012, attualmente in forza alla redazione di cronaca di Napoli. Videogamer e appassionato di musica, di cani e di storia, soprattutto antica.
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