“A Napoli chiuse 10 librerie in 10 anni, il sindaco ci aiuti” parla Gianfranco Lieto, presidente dei librai
“A Napoli negli ultimi anni hanno chiuso oltre 10 librerie storiche. Il caso di Fiorentino, la libreria di fronte ad Architettura frequentata da Benedetto Croce, che ha annunciato il rischio di chiusura, è solo l’ultimo. Di librerie indipendenti ne sono rimaste circa una 30ina, ma la maggior parte sono cartolibrerie, che vendono prevalentemente libri scolastici. Purtroppo c’è una grossa crisi che non riguarda solo Napoli, ma tutt’Italia. Abbiamo chiesto al sindaco Gaetano Manfredi un aiuto, ci auguriamo che il nostro appello venga ascoltato”.
A parlare a Fanpage.it è Gianfranco Lieto, libraio e presidente dell’Associazione Librai Italiani di Napoli. “Abbiamo incontrato il sindaco a giugno e ci è sembrato disponibile ad accogliere alcune richieste che provenivano dalle librerie indipendenti rimaste ancora nella città, compatibilmente con il bilancio comunale. Proprio in questi giorni dovremo di nuovo incontrarlo per sottoporgli alcune nostre proposte”.
Quali?
Noi abbiamo chiesto un aiuto, sotto forma di agevolazioni sulla Tari, la tassa dei rifiuti e per l’occupazione di suolo pubblico per gli espositori esterni.
Basterà a salvare le librerie napoletane?
Purtroppo no, ma sarebbe già qualcosa. Il problema della chiusura delle librerie è legato soprattutto alla concorrenza dei grandi player online di e-commerce. Non è solo una questione di sconti, ma anche di dinamiche che ormai si sono instaurate. I grandi gruppi editoriali favoriscono le piattaforme di e-commerce per l’approvvigionamento di libri, a discapito delle librerie indipendenti. La mia libreria scolastica, per fare un esempio, ha un arretrato di ordini di 3 settimane, che i grossi gruppi non soddisfano. Adesso mi stanno consegnando libri che ho ordinato a fine settembre. È chiaro che i clienti privilegiano le piattaforme online in questo modo. E questo scoraggia anche i clienti abituali.
Quante librerie hanno chiuso a Napoli negli ultimi anni?
Oltre una decina. Basti ricordare Guida Merliani e Port’Alba. Loffredo e Ferraro che erano anche editori e hanno cessato le pubblicazioni. Marotta e De Perro in via dei Mille. Guida Mario di piazza dei Martiri, di fronte alla Feltrinelli. L’Internazionale, la Scientifica a Corso Umberto I, la Libreria dello Stato a via Chiaia, Liguori che però è sopravvissuto come editore . Tullio Pironti a piazza Dante ha chiuso a fine 2022. Adesso rischia anche Fiorentino.
Quante ne sono rimaste?
Circa una 30ina, se si guarda i dati delle librerie autorizzate per le cedole librarie. Ma molte sono cartolibrerie, vendono solo i libri scolastici. C’è anche da dire, però, che ci sono anche giovani imprenditori che stanno investendo con coraggio. “Io ci sto” al Vomero, che è una libreria sociale. Raffaello che ha aperto a via Kerbaker, e che ha anche il bar all’interno. A Port’Alba si sta cercando di riaprire i locali dell’ex Guida.
Cosa servirebbe per invertire la tendenza?
Servirebbero norme di carattere nazionale. In questi giorni in Francia si sta proponendo di tassare le spese del trasporto online, per aiutare le piccole librerie. La nostra associazione l’ha chiesto più volte. Abbiamo chiesto anche la possibilità di detrarre i costi dei consumi culturali, non solo i libri di scuola, come si fa per le spese mediche, per gli animali e la palestra. Ma i governi finora non ci hanno ascoltato.