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“Ci lanciate contro onde elettromagnetiche”: famiglia accusa e tormenta i vicini di casa nel Beneventano

Intera famiglia raggiunta da un divieto di dimora a Castelvenere (Benevento): tormentava i vicini di casa accusandoli di lanciare onde elettromagnetiche contro la loro abitazione.
A cura di Nico Falco
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Da quando si erano trasferiti in quella villetta non avevano più pace: tutti i dispositivi elettronici avevano cominciato a funzionare male e c'erano state ripercussioni anche sulla loro salute, con l'innalzamento della pressione sanguigna. E il motivo erano i vicini di casa, che "lanciavano" nella loro abitazione frequenze e onde elettromagnetiche. Accuse deliranti, che però si erano tradotte in reato: l'intera famiglia aveva infatti preso a stalkerare quelli che ritenevano responsabili.

Storia che arriva da Castelvenere, in provincia di Benevento, su cui ha fatto chiarezza la Polizia di Stato, con indagini che hanno portato alla misura cautelare per il nucleo familiare che si riteneva vittima e che, al contrario, si è reso carnefice: per tutti i componenti è stato disposto il divieto di dimora nel territorio comunale.

Le indagini erano state avviate a seguito di una denuncia sporta presso il commissariato di Telese Terme da una donna, che lamentava di essere continuamente vessata da una famiglia che si era da poco trasferita in una villetta attigua alla loro. I nuovi arrivati avrebbero accusato lei, il figlio e l'anziano compagno della madre di "lanciare" le onde e le frequenze elettromagnetiche, provocando malfunzionamenti e disturbi di salute.

C'erano state prima le urla di notte e le frasi minacciose e poi, da luglio, i vicini avevano cominciato a lanciare contro il muro della casa pomodori, pietre e bucce di frutta. Le condotte hanno causato uno stato di profondo stress nella vittima e nei suoi familiari, fino a modificare le abitudini per il timore della incolumità propria e dei congiunti.

Al termine delle indagini è arrivata la misura cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Benevento e notificata dalla Polizia: per gli inquirenti, si legge nella nota a firma del procuratore Gianfranco Scarfò, "sussistevano fondati motivi per ritenere che le condotte delittuose potessero essere reiterate, ponendo in grave e attuale pericolo la vita e l'integrità fisica della persona offesa".

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