Jabil, dipendenti bloccano stabilimento e superstrada a Marcianise: “No a trattative con Tme”

Protesta nel primo pomeriggio di oggi, 15 aprile, degli operai dello stabilimento Jabil di Marcianise, che hanno fermato per diverse ore la produzione e hanno bloccato l'attività della fabbrica per manifestare contro il tavolo convocato per domani al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nel quale si discuterà della cessione del sito casertano alla Tma (Tme Assembly Engineering Srl), nuova società costituita dalla Tme di Portico di Caserta e da Invitalia, braccio operativo del Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Il tavolo per la cessione dello stabilimento Jabil
Nella trattativa è compreso il passaggio dei 408 dipendenti del sito del Casertano, per i quali nelle scorse settimane era stata avviata la procedura di licenziamento collettivo in seguito alla decisione della multinazionale americana di lasciare Marcianise. I dipendenti e i delegati sindacali non parteciperanno all'incontro che si terrà domani a Roma per la presenza dei rappresentanti dell'azienda acquirente. In dubbio, invece, la presenza dei sindacalisti delle segreterie provinciali e nazionali, in particolare di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm: la partecipazione era prevista ma i rappresentanti stanno in queste ore facendo valutazioni dopo lo strappo coi lavoratori, i quali hanno annunciato di voler ripetere la protesta anche domani nel caso nel caso i sindacati si siedano al tavolo. La linea seguita dai dipendenti è quella "di non trattare con Tme".
La protesta contro il passaggio a Tme
Nel primo pomeriggio di oggi gli operai sono usciti dalla fabbrica occupando anche la sede stradale e hanno marciato fino ad una rotonda non distante bloccando il traffico; sono quindi rientrati intorno alle 17, orario di chiusura dello stabilimento. In una nota l'Usb parla di "protesta spontanea, decisa, legittima dei lavoratori della Jabil di Marcianise", aggiungendo che "la rabbia esplosa oggi nasce dalla notizia dello svolgimento del tavolo dove sembra parteciperanno anche gli esponenti nazionali di Fim, Fiom e Uilm, senza alcun mandato da parte dei lavoratori a trattare con Tme". Per la Usb, che sostiene di condividere la mobilitazione, "non esiste alcuna trattativa credibile con un soggetto che, finora, ha dato prova di essere completamente inaffidabile sul piano delle garanzie industriali e occupazionali. Il rischio è evidente: si tenta di costruire un'operazione di facciata, che salvi la forma e scarichi il peso della crisi ancora una volta sui lavoratori".