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Carabiniere stipendiato dal clan: mille euro al mese più bonus per i segreti sulle indagini

I carabinieri di Arzano hanno arrestato un loro collega: è accusato dalla Dda di avere preso regolarmente soldi dal clan di Arzano in cambio della rivelazione di segreti d’ufficio sulle indagini.
A cura di Nico Falco
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Avrebbe percepito mille euro al mese come fisso, più somme di denaro tra i 2 e i 3mila euro periodicamente, e nell' "accordo" ci sarebbero stati anche favori come interventi di manutenzione e di carrozzeria per le sue automobili e per quelle dei suoi familiari; in cambio, avrebbe avvisato il clan della 167 di Arzano (Napoli) delle indagini sul gruppo criminale e favorito la latitanza del boss. È la pesante accusa formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di un luogotenente dei carabinieri di 58 anni, originario della provincia di Caserta, arrestato dai colleghi della stazione di Arzano.

Insieme al militare sono finiti in manette Giuseppe e Mariano Monfregolo e Aldo Bianco; nelle indagini, svolte dai carabinieri della stazione locale, sono coinvolti due fratelli, entrambi collaboratori di giustizia, che per questi fatti sono indagati a piede libero. Gli arrestati sono ritenuti legati al clan della 167 di Arzano e avrebbero regolarmente pagato il militare per avere il suo aiuto, naturalmente contrario ai doveri d'ufficio e alla legge. Le vicende sarebbero avvenute nel periodo tra il 2015 al 2023. Agli indagati viene contestata la corruzione continuata in concorso, con l'aggravante di avere favorito una organizzazione mafiosa.

Secondo le ricostruzioni dell'Antimafia il luogotenente sarebbe stato in pratica assoldato, con tanto di stipendio fisso da mille euro ogni mese, ed avrebbe ricevuto vari extra in cambio della rivelazione di segreti d'ufficio sulle indagini, come avvisi sulle notifiche delle misure cautelari in modo da agevolare la fuga dei destinatari dei provvedimenti; tra le contestazioni nei confronti del carabiniere anche false relazioni di buona condotta per il boss, quando era sottoposto alla sorveglianza speciale, e la mancata notifica delle misure cautelari e precautelari.

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