Blitz contro i Mallardo: l’accordo tra l’ex sindaco Poziello e il reggente del clan per le elezioni
Antonio Poziello, ex sindaco di Giugliano in Campania, sarebbe stato il perno di un sistema di tangenti, che avrebbe spartito anche con alcuni consiglieri comunali, e in occasione delle Comunali del 2020 avrebbe stretto un patto con Domenico Pirozzi, all'epoca reggente del clan Mallardo, per assicurarsi la vittoria alle elezioni, promettendo 10mila euro e una gestione dell'amministrazione favorevole alle aziende riconducibili alla cosca. Ricostruzione degli inquirenti, agli atti nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere il 53enne, oggi consigliere comunale, dirigente dell'Arpac Multiservizi e dirigente responsabile delle relazioni sindacali e dei rapporti istituzionali del Santobono-Pausillipon.
Blitz contro il clan Mallardo, 25 arresti
Il blitz è partito oggi, condotto dai carabinieri del Ros col supporto del Comando Provinciale di Napoli; è stata eseguita un'ordinanza cautelare nei confronti di 25 indagati (20 in carcere e 5 ai domiciliari), le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, tentata estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, corruzione ed altro, delitti aggravati dal metodo mafioso e con la finalità di favorire il clan Mallardo.
Tra gli arrestati l'ex sindaco Antonio Poziello
Tra i destinatari della misura cautelare in carcere figura anche Poziello. Per gli inquirenti l'ex sindaco, si legge nell'ordinanza, "è stato il perno di un sistema corruttivo diffuso", che "aveva accordi per la spartizione sistematica delle tangenti con i consiglieri comunali, alcuni dei quali contigui al clan Mallardo".
Il gip ha deciso di disporre il carcere per Poziello perché, si legge ancora nell'ordinanza, le elezioni comunali sono prossime, in quanto previste per il 2025, e per la personalità dell'indagato, che "appare assolutamente indifferente ai precetti penali ed alle autorità preposte alla loro osservanza"; scartata l'ipotesi dei domiciliari perché, anche se venisse applicato il braccialetto elettronico, l'indagato sarebbe monitorato nei movimenti ma non nelle comunicazioni.
L'accordo per le elezioni: 10mila euro al clan
E sarebbe stato sempre Poziello a stringere un accordo coi vertici del clan, a quell'epoca rappresentato da Domenico Pirozzi alias "Mimi' ‘o pesante", nel tentativo di essere eletto nuovamente nel 2020, tornata elettorale in cui però raggiunse il ballottaggio ma venne sconfitto dall'attuale primo cittadino, Nicola Pirozzi.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Domenico Pirozzi avrebbe assicurato a Poziello di procurargli voti in cambio di 10mila euro, versati attraverso Francesco Mallardo detto "‘o Marmularo"; parte dell'accordo sarebbe stata la promessa da parte di Poziello, anche tramite Andrea Abbate, che avrebbe fatto da intermediario tra il clan e il candidato, di favorire, una volta eletto, le aziende riconducibili al gruppo di camorra.
Diversi collaboratori di giustizia hanno raccontato dei rapporti tra il clan Mallardo e l'amministrazione comunale, asserendo che diverse giunte sarebbero finite sotto il condizionamento della cosca. Dalle indagini del Ros è emerso il coinvolgimento di Poziello e il ruolo di Abbate, detto "zio Andrea", tra i destinatari dell'ordinanza eseguita oggi e finito in carcere.
Sono stati invece disposti i domiciliari per Giulio Di Napoli, ex assessore che all'epoca dei fatti contestati raccoglieva diverse deleghe; per Filippo Frippa, dirigente del settore assetto del territorio dal 31 marzo 2017 al 1 giugno 2020 e per Ferdinando Cacciapuoti, nella veste di amministratore di una società.