Il figlio di 15 anni è gay, il padre lo minaccia di morte e lo picchia con una chiave inglese
Il padre ha 48 anni, il figlio ne ha 15: il pieno dell'età adolescenziale, nella quale si forma il carattere ed emergono gusti, preferenza, vita futura di un ragazzino che si appresta a diventare uomo. È quella l'età in cui emergono anche le preferenze sessuali relazionate alla società in cui si vive. È un fatto delicato e al tempo stesso assolutamente normale; un genitore deve soltanto mettersi in condizione d'ascolto e di supporto dei figli.
Non sempre però accade e purtroppo ci sono in casi in cui i figli che fanno emergere la loro omosessualità vengono – letteralmente – ripudiati dalle loro famiglie. Umiliazioni, mancato supporto e, nei casi peggiori, violenza. Sono storie ancora frequenti nell'Italia del 2025. Anche per questo le associazioni lgbtqia+ offrono alloggi e supporti materiali nei casi più estremi.
Una brutta vicenda del genere è accaduta a Napoli, nel popoloso quartiere di Poggioreale, zona orientale della città. La notizia arriva dai carabinieri e ciò significa che purtroppo (ma anche per fortuna) è uscita dalle mura familiari ed è diventata una vicenda di cronaca. Questo perché il genitore è finito in manette per maltrattamenti ai danni del figlio minorenne.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Poggioreale, il conflitto tra padre e figlio riguardava appunto l'orientamento sessuale di quest'ultimo: il giovane aveva dichiarato di essere gay, il padre, un pregiudicato napoletano, si era a dir poco infuriato. E così l'uomo, evidentemente convinto di poter cambiare le preferenze sessuali del figlio con botte e terrore, ha iniziato a minacciarlo di morte, perfino via Whatsapp, mentre era a scuola.
Da quanto emerso, il quindicenne, nei giorni scorsi, era stato anche più volte picchiato dal genitore. Nell'ultimo episodio usando sul ragazzino una chiave inglese, di quelle che i meccanici d'auto hanno in officina.
Le lesioni del giovane riportate al volto, al collo e alle gambe, sono state refertate e ritenute guaribili in 3 giorni dai medici. Il tutto è stato denunciato e il genitore violento nei confronti del figlio minore è stato arrestato in flagranza differita, ora è recluso nel carcere napoletano di Poggioreale, in attesa di giudizio.
Cosa è la flagranza differita e perché è stata utile in questo caso
Il padre del ragazzo, pregiudicato, è stato arrestato a casa in «flagranza differita». Si tratta di un istituto giuridico che permette di considerare in stato di flagranza l'autore di un reato per il tempo necessario alla sua identificazione (entro un limite stabilito per legge) sulla base di documentazione video-fotografica o di altri evidenti elementi oggettivi.
Il ruolo della scuola nella denuncia del ragazzo
La famiglia non ha funzionato. La scuola sì. Stavolta è stato tra le mura della scuola che un giovane così provato dalle violenze nei suoi confronti ha trovato conforto. I suoi professori, infatti, hanno ascoltato la sua storia e lo hanno convinto a denunciare quando è arrivato il messaggio Whatsapp del padre. La procura di Napoli, relazionata dai militari dell'Arma, ha attivato il "codice rosso" che ha portato all'arresto. Dell'accaduto è stata anche informata la Procura dei minorenni di Napoli.
Il 15enne collocato in una struttura d'accoglienza dal Comune
Come accade in questi casi, a quello delle forze dell'ordine si associa necessariamente il lavoro delle politiche sociali pubbliche. L'assessorato al Welfare del Comune di Napoli, guidato da Luca Trapanese, ha attivato gli assistenti sociali e ora il quindicenne oggetto di violenze psicologiche e materiali da parte del papà è al sicuro, collocato in una struttura d'accoglienza per minori.
Spiega Luca Trapanese: «Accogliere i propri figli così come sono, accettando le loro diversità, non solo è un dovere, ma rappresenta una straordinaria ricchezza per ogni famiglia e per la società intera. Il rispetto e l'amore devono sempre prevalere. Sottolineo – dice l'assessore della giunta guidata da Gaetano Manfredi – la necessità di un impegno politico per creare percorsi di educazione e accompagnamento dedicati alle famiglie, promuovendo una cultura della diversità come valore positivo. Solo così possiamo costruire una società più inclusiva e rispettosa, in cui ogni individuo sia libero di essere sé stesso».
Arcigay Napoli: "C'è un clima di odio"
«Dopo Bologna, Milano, Torino e Roma, anche qui in Campania registriamo aggressioni omotransfobiche violentissime, frutto del clima avvelenato da questo Governo e della maggioranza parlamentare che lo sostiene». È il commento alla vicenda di Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli «Diffondere odio ha un prezzo e questo prezzo lo stanno pagando le persone lgbtqia+ e tutte quei pezzi della cittadinanza aggrediti quotidianamente dalla retorica dell'odio – spiega – Occorre approvare rapidamente un pacchetto sicurezza per le persone, come chiesto a più voci dalle associazioni con la petizione "Io non sto col branco"».
Cos'è la petizione "Io non sto col branco"
La petizione "Io non sto col branco" è la richiesta d'un pacchetto di norme il cui obiettivo è estendere la legge Mancino contro l'incitamento all'odio anche ad orientamento sessuale e identità di genere. La proposta prevede fondi per finanziare programmi di educazione sessuale, ritirare ricorsi e circolari del Governo contro le famiglie arcobaleno, nonché garantire l'accesso ai farmaci salvavita per le persone trans* e vietare tutte le pratiche di conversione.