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Sfruttati e sottopagati, lavoratori agricoli salvati dai carabinieri nel Casertano

La scoperta a Casal di Principe: costretti a lavorare per pochi soldi nei campi, dopo essere stati “attratti” dalla promessa di lavoro e permesso di soggiorno.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Lavorati nei campi in nero, sfruttati e sottopagati, costretti a vivere in un container senza acqua o elettricità. Li hanno scoperti i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta che questa mattina, dopo un'indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno emesso un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, nei confronti di un imprenditore agricolo di Casal di Principe, in provincia di Caserta. L'imprenditore dovrà rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ai danni di quattro lavoratori extracomunitari, privi del permesso di soggiorno, impiegati su fondi agricoli nel comune casalese.

Dalle indagini è emerso che l'imprenditore si sarebbe approfittato di un reale stato di bisogno dei braccianti: paghe esageratamente basse, violazioni in materia di sicurezza e igiene sul posto di lavoro, violazioni delle normative per quanto riguarda l'orario di lavoro, i periodo di riposo e via dicendo, oltre al fatto che i lavoratori dimoravano anche in alloggi degradanti. Inoltre, è emerso che i lavoratori avrebbero pagato ingenti somme di denaro a trafficanti stranieri per entrare in Italia con la promessa di un impiego sicuro e del permesso di soggiorno, ma che una volta arrivati dal datore di lavoro venivano impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo.

Turni di 10-11 ore al giorno, nessun riposo settimanale o ferie, ma anche misere e saltuarie retribuzioni, con le quali i lavoratori dovevano provvedere anche al sostentamento dei relativi familiari nei paesi d'origine, e costretti così ad accettare le condizioni di sfruttamento, anche perché privi di permesso di soggiorno e documenti. Inoltre, è emerso che alcuni di essi alloggiassero in un container privo di acqua e corrente elettrica, dovendo anche giustificare eventuali "allontanamenti" dai campi per qualunque motivo. Lavoratori che ora sono stati collocati in regime di protezione, a tutela della loro dignità e libertà individuale.

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