Napoli, viaggio nel disastro del verde pubblico tra degrado e parchi chiusi

Dal Vomero a Posillipo, le associazioni e i comitati civici si riuniscono per chiedere al Comune di Napoli la riapertura dei parchi e più manutenzione del verde.
A cura di Antonio Musella
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Sono 45 le associazioni che si sono messe insieme per aprire una grande vertenza sul verde pubblico a Napoli. Parchi chiusi, alberi che si ammalano e poi vengono abbattuti o cadono, invece di essere curati, ed ancora rifiuti ovunque, aree interdette, lo stato delle aree verdi a Napoli sta sempre più trascendendo verso il degrado. "Gli Stati generali del verde" così ha deciso di chiamarsi il cartello di associazioni che il 26 ottobre prossimo manifesterà davanti alla sede della giunta comunale a Palazzo San Giacomo. "

Per lavorare insieme nell'interesse dei cittadini e del verde pubblico" precisano. Intanto dal Parco Mascagna al Virgiliano ci mostrano lo stato reale delle cose che lascia davvero avviliti. Eppure i fondi ci sono, oltre 5 milioni di euro già stanziati per la piantumazione di nuovi alberi dove ne sono stati abbattuti altri, e 12,5 milioni per la manutenzione dei parchi. "C'è tutto, bisogna fare le opere" dicono dalle associazioni.

Parco Mascagna: "Ci siamo sostituiti al Comune"

È chiuso da questa estate il Parco Mascagna, un polmone verde frequentatissimo tra Piazza Medaglie d'Oro e Piazza degli Artisti al Vomero. Qui grandi e piccoli, giovani e famiglie, hanno da sempre animato gli spazi verdi che da tempo, ancora prima della chiusura del parco per lavori, soffrivano di pessima manutenzione. All'ingresso c'è un cartello che indica, ogni giorni, quanto tempo manca alla fine dei lavori stabilita dal Comune di Napoli da 90 a 100 giorni dall'inizio delle opere. Intanto in estate non si annaffiavano gli alberi ed i cittadini si sono organizzati.

"Ci siamo sostituiti al Comune – spiega a Fanpage.it, Giuseppe Maria Massa, agronomo – abbiamo comprato un tubo di 100 metri ed innaffiavamo noi. Infatti tutti gli alberi perimetrali sono ancora verdi, quelli più al centro invece si sono seccati tutti come le piante. Da quando è chiuso la zona è piombata nel degrado, la sera girano ragazzini con i motorini nelle aree pedonali, ci sono rifiuti ovunque, addirittura materassi e divani, e poi c'è una puzza nauseabonda. Gli operai non vengono a lavorare tutti i giorni, non siamo per nulla certi dei tempi di conclusione dei lavori". E' coma proprio la teoria della finestra rotta, se non la cambi nessuno avrà più cura di ciò che c'è intorno e ben presto altre cose saranno rotte. Come le buche e l'asfalto sollevato dalle radici degli alberi, i ricettacoli di rifiuti nelle aiuole che ospitano alberi di alto fusto nella zona che si affaccia sulle vie principali del Vomero.

"Il problema è la mancata manutenzione – spiega l'agronomo – se un albero si ammala e non si cura poi tutto precipita, è un problema che si può ricondurre a tutta Napoli". Infatti a Napoli quando un albero si ammala è rarissimo che venga curato. "L'albero viene potato male o si ammala, non viene curato, da qui o si va verso l'abbattimento da parte dell'amministrazione, oppure peggio ancora resterà lì e cadrà alla prima tempesta di vento" ci dice Roberto Braibanti degli Stati Generali del Verde. "Bisogna cambiare l'approccio al verde pubblico, iniziando dalla cura, se un albero si ammala si può curare e costa molto bene che abbatterlo".

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Il Virgiliano: "Qui i pini sono tutti ammalati"

Le immagini dei pini tagliati sul viale d'accesso al Parco Virgiliano di Posillipo qualche anno fa fecero il giro del mondo. Un colpo al cuore per un viale che era tra i più belli di Napoli. Oggi nel parco non va affatto meglio, molti alberi sono ammalati e non vengono curati, un'area, quella dell'arena dove un tempo si tenevano anche spettacoli e concerti, è completamente interdetta proprio a causa dei pini ammalati pericolanti. "I pinus pinea nel Virgiliano sono ammalati di cocciniglia tartaruga – sottolinea Braibanti – sono alberi di 70 anni, è quei che il Comune dovrebbe fare il salto di qualità, facendo le cure e non gli abbattimenti, così come per tutti gli alberi di Napoli". Sono già diversi i pinus pinea abbattuti anche all'interno del Parco Virgiliano, mentre tutta la zona porta ancora i segni devastanti degli abbattimenti massicci degli ultimi anni che hanno riguardato viale Virgilio e via Tito Lucrezio Caro. La perdita di un albero ha un impatto molto grande dal punto di vista ambientale, ma lo ha anche dal punto di vista economico.

"Oggi un piccolo alberello, tipo un leccio, con un diametro di 10 centimetri, al Comune di Napoli costa non meno di 450 euro" spiega Braibanti. Insomma curare è molto più economico di abbattere e ripiantare. Quello che chiedono le associazioni è innanzitutto una formazione agronomica accurata e seria del personale che si occupa del verde pubblico. Si tratta in genere o delle cooperative di lavoratori socialmente utili, oppure di ditte esterne che quasi mai hanno la formazione anche per effettuare una semplice potatura. E dalla potatura sbagliata spesso nasce la malattia degli alberi che li porta all'abbattimento. Un circolo vizioso fatto di mancanza di competenze e tanti soldi pubblici che si spendono.

"I soldi ci sono, chiediamo al Comune di spendere il restante dei 5 milioni di euro che già ci sono per la piantumazione di nuovi alberi – dice Braibanti – sono quelli che dovrebbero essere immessi nelle stesse fossette dove sono stati tolti quelli malati. Il Comune dice che ne pianterà 1600 nei prossimi 6 mesi. Noi staremo a vedere se ce la farà e saremo contenti se ci riuscirà. Ci sono poi i 12,5 milioni di euro per i parchi stanziati dalla Città Metropolitana, si devono spendere quei soldi e riaprire tutti i parchi". Insomma le risorse sono lì, la progettazione anche, visto che alcuni interventi sono stati pianificati sulla carta dall'amministrazione comunale. "È il momento di fare le opere, non si deve costruire nulla o progettare nulla, c'è già tutto, è il tempo di fare" conclude Braibanti.

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