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Sequestrato tesoro del boss Gennaro Marino McKay: case e aziende per 19 milioni di euro

La Guardia di Finanza ha sequestrato aziende e unità immobiliari tra Campania e Calabria, ritenute riconducibili al capoclan detenuto delle Case Celesti e intestate a prestanomi.
A cura di Nico Falco
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Beni mobili e immobili, tra cui 18 case tra Campania e Calabria e due aziende, per un totale di 19 milioni di euro: un patrimonio, quello sequestrato a Gennaro Marino, alias McKay, l'ex boss degli Scissionisti di Secondigliano e capoclan delle Case Celesti detenuto dal 2004 con fine pena nel 2077. Il provvedimento, emesso dalla Sezione per l'Applicazione delle Misure di prevenzione del Tribunale di Napoli su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia, è stato eseguito dalla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli.

Sequestrato il tesoro del capoclan scissionista

Il provvedimento scaturisce da accertamenti economico-patrimoniali eseguiti dalle Fiamme Gialle nei confronti del boss, ritenuto ancora socialmente pericoloso e quindi destinatario di misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza (misura non eseguita perché già detenuto).

I finanzieri hanno individuato cinque persone, appartenenti a tre distinti gruppi familiari, prive di adeguate capacità reddituale, che avrebbero fatto sostanzialmente da prestanome per Gennaro McKay e alle quali risultano intestati numerosi beni mobili e immobili, tra cui 18 unità immobiliari (a Napoli, Melito, Vitulazio e Corigliano Calabro) e i compendi aziendali di due imprese, attive nella distribuzione di carburanti e nella compravendita immobiliare, con sedi a Napoli e ad Arzano.

I beni sono stati sottoposti a sequestro oggi, 17 ottobre, in applicazioni delle disposizioni del "Codice Antimafia", e affidati alla gestione di un amministratore giudiziario dal Tribunale di Napoli – Sezione per l'Applicazione delle Misure di Prevenzione.

Chi è Gennaro Marino McKay

Cinquantacinque anni, Gennaro Marino è detenuto a seguito di condanne definitive per associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona, distruzione di cadavere, detenzione e porto illegale di armi da fuoco.

Per gli inquirenti è stato uno dei protagonisti della prima Faida di Scampia, la guerra di camorra scoppiata alla fine del 2004, quando un gruppo di ex dei Di Lauro si rivoltarono contro il clan a seguito delle decisioni di Cosimo Di Lauro, figlio di Paolo "Ciruzzo il Milionario", che aveva preso le redini del gruppo criminale.

Gennaro Marino, insieme al fratello Gaetano (ucciso in un agguato a Terracina nel 2012), era ai vertici del clan che porta il suo cognome, egemone nello spaccio di stupefacenti nell'area delle cosiddette Case Celesti.

La Faida, oltre che Scampia, aveva coinvolto il quartiere di Secondigliano e le aree che sarebbero poi diventate tra i feudi degli "Scissionisti" (capeggiati dal clan Amato-Pagano), ovvero i comuni limitrofi di Melito, Mugnano, Arzano e Casavatore.

Per gli inquirenti Marino, entrato nel nuovo cartello con un ruolo di primo piano, ha continuato a gestire le attività criminali nonostante la detenzione, avvalendosi dei parenti di altri detenuti a cui affidava l'incarico di portare le sue direttive all'esterno del carcere.

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