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Il 30 settembre a Napoli si festeggia la Giornata dell’Orgoglio Partenopeo

Il 30 settembre è la giornata dell’Orgoglio Partenopeo, in memoria dell’ultima della Quattro Giornate che valsero la cacciata dei nazisti da Napoli.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il 30 settembre è la Giornata dell'Orgoglio Partenopeo, istituita nel 2020 con un'apposita targa dal Comune di Napoli in piazza 7 Settembre, all'interno della rotonda che si trova di fronte la Basilica del Santo Spirito, all'angolo con via Toledo e Via sant'Anna dei Lombardi. Una giornata scelta non a caso: si tratta dell'ultima delle Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre 1943), durante le quali la popolazione scacciò le truppe della Germania nazista dal capoluogo partenopeo. "La Città di Napoli alle sue figlie ed ai suoi figli che, da sempre, lottano – come nelle Quattro Giornate del 1943 – per la difesa ed il progresso della nostra terra", si legge sulla targa commemorativa.

Una giornata fortemente simbolica: l'Italia del 1943 era spaccata in due dopo lo sbarco Alleato in Sicilia e nel Meridione, con le truppe naziste che, dopo l'8 settembre, si erano unite a quelle fasciste per "resistere" all'avanzata anglo-statunitense. Napoli, nei giorni immediatamente successivi all'armistizio, vide fin da subito le prime piccole "scaramucce" tra italiani e tedeschi, ma il 12 settembre, con la decisione di deportare migliaia di persone, imponendo il coprifuoco e la consegna delle armi, iniziò a diffondersi anche tra la popolazione un sentimento fortemente anti-nazifascista. Con l'esecuzione pubblica di alcuni soldati e carabinieri, la popolazione si schierò sempre più a favore della ribellione: emblematica l'esecuzione di un giovane marinaio sulle scalinate dell'Università Federico II di Napoli, alla quale vennero costretti ad assistere i cittadini come "esempio".

Il 27 settembre, la città insorse: la battaglia vera e propria durò 4 giorni e, per la prima volta, i tedeschi furono costretti a trattare la resa non con un esercito, ma con degli insorti. Il 30 settembre, i nazisti abbandonarono la città, ma non senza vendicarsi. L'ordine di Hitler di ridurre Napoli "in cenere e fango" prima della ritirata non venne eseguito, ma le truppe ci provarono: i cannoni dalle colline di Capodimonte, prima del ritiro, bombardarono tutta la zona tra Port'Alba e Materdei. I preziosissimi fondi dell'Archivio di Stato vennero dati alle fiamme nella villa Montesano di San Paolo Belsito dove erano stati nascosti: tra questi le pergamene originali della Cancelleria Angioina, per un danno storico incalcolabile. Nel Palazzo delle Poste vennero nascoste trappole esplosive che, il 7 settembre fecero 30 morti tra la popolazione. Altre stragi si ebbero nelle città di provincia. Per i tedeschi, la ritirata fu accompagnata da un bagno di sangue. Ma i napoletani, da allora, ricordano quei quattro giorni di combattimenti, che valsero alla città la medaglia d'oro al valor militare.

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