Morte di Chiara Jaconis a Napoli

Il padre di Chiara Jaconis, morta a Napoli: “Avevo pregiudizi ma i medici sono stati bravissimi”

Parla Gianfranco Jaconis, il padre della 30enne deceduta dopo essere stata ferita ai Quartieri Spagnoli; la ragazza colpita probabilmente da una statuina.
A cura di Nico Falco
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Gli occhi rossi, la voce rotta dalle lacrime. Gianfranco, il padre di Chiara Jaconis, la turista 30enne di Padova deceduta stamattina dopo essere stata colpita da un pesante oggetto, forse una statuina in onice, domenica 15 settembre ai Quartieri Spagnoli di Napoli, dedica il primo pensiero ai medici dell'Ospedale del Mare, dove ha trovato una realtà che ha fatto crollare i pregiudizi che aveva verso la sanità napoletana: «A loro il più grande degli abbracci, ho trovato un ospedale favoloso e soprattutto un'umanità di cui non avevo dubbi». Davanti alla struttura di Ponticelli, dove la ragazza era ricoverata da domenica sera, l'uomo ripercorre le fasi della tragedia. Ora è tutto nelle mani della magistratura, dice, ma spera di poter portare quanto prima sua figlia a Padova per i funerali.

Chiara colpita da un oggetto ai Quartieri Spagnoli

Domenica pomeriggio Chiara Jaconis, originaria di Padova ma residente a Parigi, stava facendo una passeggiata col fidanzato ai Quartieri Spagnoli; sarebbe stata l'ultima prima di ripartire, avrebbe dovuto prendere l'aereo in serata. Cosa abbia colpito la ragazza, ancora non è chiaro. Un vaso, forse una statuina. Sicuramente qualcosa di pesante, molto.

E i cui pezzi, almeno i più grossi, non si trovano: probabile che qualcuno li abbia fatti sparire prima dell'arrivo delle forze dell'ordine. L'appartamento da cui sarebbe caduto è stato individuato dalla Polizia di Stato, si trova in uno dei palazzi tra via Sant'Anna di Palazzo e via Santa Teresella degli Spagnoli, in corrispondenza del punto in cui la ragazza è stata centrata. Lo stesso dove stamattina, quando si è saputo della morte della ragazza, alcuni hanno deposto dei fiori.

«Livio, il compagno di mia figlia, era lì, accanto a lei – ricorda Gianfranco Jaconis – Chiara è passata dalle risate al buio. Alla notte. Lui dice che era una statuetta. Io pensavo a un vaso, ma mi dice che è qualcosa di pesante, di strutturato. Bastava che l'avesse presa a un braccio, alla mano, alla spalla… l'ha centrata in pieno, in testa. Come se avesse preso la mira».

Con la morte di Chiara cambia l'ipotesi di reato dell'inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli: da lesioni colpose a omicidio colposo. Il passo successivo potrebbe essere l'autopsia. Anche se il padre spera che non venga fatta. «La dinamica della morte di mia figlia è fin troppo chiara – prosegue Gianfranco Jaconis – mi auguro che non ci sarà l'autopsia, perché è ancora più invasiva di quella che è stata la fatalità. I medici sanno benissimo perché è morta Chiara. Ma saranno i magistrati a decidere. Io mi auguro che non avvenga, vorrei portare Chiara quanto prima a Padova».

"Su Napoli avevo pregiudizi ma sono stati fantastici"

Chiara è arrivata all'Ospedale del Mare domenica sera, trasferita dal "Pellegrini", era già pronta la sala operatoria per l'intervento di neurochirurgia con cui i medici hanno tentato di salvarle la vita. Operazione riuscita, ma di fronte alla gravità delle ferite non è stato possibile fare nulla: questa mattina, alle 10.45, è stata dichiarata la morte cerebrale. Gianfranco Jaconis ha però voluto ringraziare, pubblicamente dopo averlo fatto in privato, i sanitari per la professionalità e per l'umanità dimostrata in questi due giorni: «Io sono di origine calabrese, quindi lungi da me avere pregiudizi. Quando mi hanno detto di venire a Napoli, però, forse avevo qualche pregiudizio. Non vi nascondo che pensavo di trovare un ospedale fatiscente. Invece ho trovato un ospedale bellissimo ma soprattutto medici e paramedici che hanno dimostrato tutta la loro umanità». E ancora: «Sono entrati nel mio cuore e voglio ringraziarli anche pubblicamente. Ho detto loro che devono essere orgogliosi di quello che sono, sono stati fantastici. A loro il più grande degli abbracci perché ho rivisto tutti i miei pregiudizi, ho trovato un ospedale favoloso e soprattutto un'umanità su cui non avevo dubbi. Complimenti a Napoli, alla sanità campana, ai medici. Fantastici».

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