Grumo Nevano, ancora aggressioni ai migranti: “Non è solo violenza razzista, ma anche camorrista”

Ancora un’aggressione ad un cittadino indiano colpito con una bottiglia, ha riportato 11 punti di sutura. Le comunità migranti scendono in piazza esasperate. Intanto si fa strada l’ipotesi di una regia criminale.
A cura di Antonio Musella
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Non sono terminate le aggressioni ai migranti delle comunità bangladese, indiana e pakistana a Grumo Nevano in provincia di Napoli. Dopo la manifestazione della settimana scorsa, giunta al culmine di una serie impressionanti di aggressioni violente e ingiustificate registrate negli ultimi mesi, una nuova aggressione ha coinvolto un cittadino indiano, colpito da alcuni giovanissimo con una bottigliata alla testa che gli è costata 11 punti di sutura. Una escalation davvero incredibile che arriva dopo le rassicurazioni del Prefetto di Napoli, Michele di Bari, il qualeincontrando le comunità migranti, le istituzioni e le forze dell'ordine, aveva garantito massima attenzione. Per ora, nonostante le continue denunce e anche alcune immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi che hanno ripreso le aggressioni, le forze dell'ordine non sono in grado di dare risposte ad un fenomeno pericoloso ed allarmante. Le comunità migranti sono scese nuovamente in piazza a Grumo Nevano, circa 700 persone, con il sostegno anche delle comunità dei paesi vicini dell'hinterland a nord di Napoli e del Movimento Rifugiati e Migranti di Napoli. Una manifestazione contro il razzismo ma anche contro la camorra, ed è questa la novità, che potrebbe celarsi dietro la lunga serie di aggressioni ai migranti.

Un momento della manifestazione a Grumo Nevano
Un momento della manifestazione a Grumo Nevano

"Abbiamo paura di uscire di casa"

Le comunità migranti si sono radunate a Piazza Pio XII, nel centro di Grumo Nevano, dove hanno tenuto prima un'assemblea per poi partire in corteo per le vie del paese. Diversi i residenti presenti, a sottolineare come la comunità locale è indignata e preoccupata per l'escalation di violenza contro le comunità migranti. "Abbiamo paura di uscire di casa – spiega a Fanpage.it, Fias Grani della comunità bangladese – abbiamo paura che ci aggrediscono. Viviamo con la paura nel cuore che mentre siamo in strada da soli, passano con i motorini e ci tirano le bottiglie. Bisogna risolvere questa situazione, noi siamo tutti fratelli". Le aggressioni continuano sempre nelle stesse modalità: alle prima luci del mattino, quando i migranti si recano al lavoro, o la sera tardi quando tornano a casa. A compierli sono sempre gruppi di giovanissimi in motorino, è stato segnalato come ricorrente un SH Honda di colore bianco e nero, e in alcuni casi con una Fiat 500 bianca. L'ultima ha visto come vittima un lavoratore indiano che era in strada con suo padre ed un amico, mentre rientrava a casa. Gli hanno rotto una bottiglia in testa, ed è stato trasportato all'ospedale di Frattamaggiore. "Io non ho mai visto le facce – spiega Grani – perché hanno il casco, ma spesso ho visto dei motorini senza targa". Circostanza questa che potrebbe far pensare a qualcosa di molto più organizzato di una semplice spedizione punitiva motivata da odio gratuito o con finalità di razzismo. Mentre il Sindaco di centro sinistra, Umberto Cimmino, continua a minimizzare parlando di episodi slegati dal razzismo, la frequenza e le dinamiche raccontano l'esatto contrario. Se dopo l'impegno pubblico del Prefetto di Napoli e le manifestazioni in piazza le aggressioni continuano, allora forse c'è qualcosa di molto più grande sotto.

Le foto portate in piazza dell'ultima aggressione ad un ragazzo indiano
Le foto portate in piazza dell'ultima aggressione ad un ragazzo indiano

"Contro il razzismo, ma anche contro la camorra"

"Noi siamo qui per dare un segnale sia alla comunità migrante, sia alla comunità solidale di Grumo Nevano" spiega a Fanpage.it, Maryema Faye, del Movimento Rifugiati e Migranti di Napoli. In tanti sono arrivati sia dal capoluogo che dai Comuni vicini per accendere ancora una volta i riflettori sulle aggressioni. "Non possiamo pensare che sia la polizia a difenderci, perché tutte le aggressioni sono state denunciate alle forze dell'ordine e non è successo assolutamente nulla, sono cadute nel vuoto" spiega l'attivista. Ed effettivamente questo aspetto di questa vicenda lascia più di qualche perplessità, vista l'attenzione creata sul caso. Possibile che non si riescano a fare passi avanti sulle indagini? "Le aggressioni non si fermano – prosegue Faye – non vogliamo avere paura, questa è una manifestazione contro il razzismo ma anche contro la violenza della camorra, e lo facciamo insieme perché l'unione crea un cambiamento". Ed è questo il tema che inizia a serpeggiare sul territorio, ovvero la possibilità che dietro le aggressioni ci sia la mano della criminalità organizzata, magari non proprio quella del territorio, ma dei Comuni limitrofi. La stragrande maggioranza dei migranti che risiedono a Grumo Nevano lavorano nell'industria tessile. Un settore che un tempo vedeva i proprietari delle fabbriche, bianchi e italiani e i lavoratori neri e migranti. Da alcuni anni le cose sono molto cambiate in questo settore, sia nella provincia a Nord di Napoli che nel vesuviano, dove sono concentrate le industrie tessili. Sono tanti i bangaldesi, pakistani o indiani, che sono diventati proprietari di fabbriche tessili, che impiegano i connazionali come manodopera. Negli anni anche le forniture, che prima arrivavano tutte dalla Campania, sono iniziate ad arrivare direttamente da India o Bangladesh. Una circostanza avrebbe potuto turbare equilibri economici locali, in un settore, quello del tessile dove gli interessi della camorra sono addirittura storici. "I migranti di questi territori portano avanti anche l'economia locale – sottolinea Faye – lavorano nel settore tessile, e spesso sono super sfruttati. E sappiamo benissimo che dietro alle aziende di questo settore spesso e volentieri c'è la criminalità organizzata". Una ipotesi che chiarirebbe anche come sia possibile che dopo l'attenzione istituzionale e le manifestazioni, le aggressioni siano continuate, escludendo in maniera decisa l'ipotesi di "bravate" o di aggressioni di matrice esclusivamente politica.

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