Il Comune di Napoli attraverso il suo ufficio stampa veicola una nota firmata dal coordinatore del suo Servizio sistemi informativi, Luigi Loffredo, in riferimento al mio articolo sul software proprietario Microsoft installato su computer comunali, in sostituzione del sistema open source Linux Ubuntu, adottato a suo tempo dall'allora amministrazione Iervolino. Della storia, complessa e non ancora del tutto chiusa, della gestione del parco pc dell'Ente, ho scritto nel precedente articolo cui, una settimana dopo la pubblicazione, l'Amministrazione di Luigi de Magistris ritiene di dover rispondere .
Si tratta di una replica molto lunga, a tratti stupefacente per la veemenza e che abbraccia, non si sa bene a che scopo, temi assolutamente non citati nell'articolo (wifi, software di bilancio , risparmi eccetera). Il dirigente informatico del Comune addirittura ipotizza che il mio precedente articolo «con le sue inesattezze, abbia anche prodotto un ingiusto danno d’immagine alla città e all’amministrazione de Magistris, lasciando intendere che il Comune vada oggi verso un aumento della spesa informatica». Se ne deduce che il dirigente Luigi Loffredo ritiene – non si sa bene a che titolo – che chi scrive potrebbe eventualmente essere citato legalmente per aver procurato, a mezzo stampa, danni alla sua città. Su questo occorrerà capire cosa ne pensa la giunta De Magistris e se il sindaco concorda con questa idea.
Napoli, laureato in Scienze Politiche dirige il servizio informatico al Comune
Ancora: il coordinatore del servizio informatico comunale nella sua lunga e barocca replica si erge a difensore dei dipendenti comunali tutti, in special modo confutando un passaggio del pezzo, ovvero quando, nel pieno esercizio del diritto di critica del giornalista, venivano citati i malcontenti che illo tempore accompagnarono il passaggio da Windows a Ubuntu. Malcontenti che chi ha seguito quella fase da cronista (ma ci sono anche numerosi consiglieri comunali dell'epoca che possono testimoniare) non può non ricordare.
Luigi Enrico Loffredo, nato e residente a Genova (come da curriculum sul sito internet del Comune) nel 2008 vincitore di concorso per 17 posti di dirigente al Comune di Napoli non è un esperto informatico né di software a codice aperto. Questo è almeno quanto racconta proprio il suo curriculum, pubblicato sul sito del Comune partenopeo: è un laureato in Scienze Politiche con la seguente competenza in ambito informatico: «Uso del personal computer, con particolare riferimento ai programmi di videoscrittura (Word), windows 2000, posta elettronica ed internet».
Eppure è forse anche un esperto in giornalismo poiché la sua lezione, contenuta nella "chiusa" del suo lungo sfogo avallato dall'ufficio stampa del Comune a Fanpage.it è così messo nero su bianco: «Interpellando le fonti dirette, il giornalista avrebbe potuto assicurarsi agevolmente anche queste informazioni, che ovviamente gli avrebbero fornito un quadro differente, più completo e corretto». Ignorando che chi scrive ha assolutamente interpellato fonti. Nel caso in questione fonti dirette, confidenziali e verificate com'è, fortunatamente, ancora diritto dei giornalisti in Italia, ricevendo in cambio numerosi attacchi attraverso Facebook da taluni staffisti del sindaco De Magistris.
Riportiamo in calce la replica del dirigente, ribadendo la veridicità di quanto scritto in precedenza: negli ultimi anni l'amministrazione comunale di Napoli, per una serie di motivi spiegati già nel precedente articolo ha installato sistemi operativi marca Microsoft al posto di quelli Linux. Stando alle fonti interpellate da Fanpage.it numerose sostituzioni di software sono avvenute negli uffici di via Verdi, sede del Consiglio comunale lì dove per lo più ci sono gruppi politici, e si utilizza soprattutto il pacchetto Office. Cosa accadrà quando scadranno queste licenze Microsoft? Saranno rinnovate? Si tornerà di nuovo a Linux?
C'è dell'altro in questa storia: da qualche tempo è scaduta la convenzione con la ditta esterna di manutenzione del parco macchine e il Comune, riferiscono alcuni dipendenti, è stato anche in "affanno" nella gestione dei terminali prima che subentrasse il periodo di ferie. "Voci di dentro" a palazzo San Giacomo riferiscono che è proprio quella, oggi, la vera partita: la gestione. Una "corrente" comunale vorrebbe rifare la gara per riaffidare a competenze esterne il lavoro e un'altra "corrente" che vorrebbe invece internalizzare totalmente la manutenzione dei computer comunali e relative reti.
Ecco il testo della replica all'articolo di Fanpage :
Questo il testo che le chiediamo di pubblicare, cortesemente, in maniera integrale.
I fatti:
– Nel 2007 la giunta Jervolino ha deliberato con un atto d'indirizzo il passaggio del software delle macchine comunali all'Open Source. La scelta comporterà qualche problema, perché taluni uffici che adoperano applicativi particolari non possono usarli sotto Linux; alcune unità si organizzano in autonomia, acquistando in proprio le licenze Microsoft.
– Nel 2009 l'amministrazione decide di acquistare licenze Microsoft come atto di transazione con l’azienda informatica; un accordo che ha origine da una vicenda di licenze non originali. L'opposizione critica duramente la scelta. L'acquisto viene perfezionato nel primo semestre 2011 per un importo complessivo di 798mila euro.
– Dal 2011 i servizi informatici del Comune decidono di utilizzare queste licenze per quelle postazioni di lavoro in cui il sistema operativo Windows risulta più efficace (e in qualche caso necessario) per l'utilizzo di applicativi specifici.
– Nel giugno 2011 l'amministrazione de Magistris si insedia a palazzo San Giacomo.
– Dall'agosto 2011 ad oggi il Comune attua una radicale riduzione della spesa informatica, internalizzando alcuni servizi fino ad allora oggetto di costosi appalti, razionalizzando il parco macchine, e utilizzando di preferenza software Open Source.
A fronte di questi fatti, il vostro articolo sostiene:
1) “Il Comune di Napoli abbandona Linux e torna a Microsoft”. Non è vero. Non esiste alcun proposito di abbandonare Linux e, di fatto, una buona fetta delle strumentazioni informatiche del Comune di Napoli (server, terminali informatici, postazioni di lavoro) utilizza tuttora Linux e software Open Source. Su un certo numero di postazioni sono state utilizzate le licenze Windows acquistate, con un notevole sforzo economico, dalla precedente amministrazione.
2) “Il Comune di Napoli dice addio al sistema operativo open source Linux sulla sua rete informativa”. Non è vero. Oltre al fatto che una parte delle macchine comunali continua a funzionare in ambiente Linux, la stragrande maggioranza utilizza tuttora pacchetti operativi Open Source. A questo si aggiunge, come già precisato, la scelta puramente gestionale di usare le licenze Microsoft acquistate in passato, altrimenti destinate a non essere impiegate.
3) “l’Amministrazione partenopea oggi guidata da Luigi de Magistris, dimenticando di essere stata pioniera nel campo, abbraccia nuovamente i sistemi a codice proprietario”. Non è vero. Come già chiarito, sulla maggior parte delle macchine in uso al Comune gira software Open Source. Ma soprattutto, l'espressione “l'Amministrazione (…) abbraccia” descrive una scelta politica, significa cioè che sarebbe stato deliberato un atto d'indirizzo politico del consiglio o della giunta in favore dei codici proprietari; e questo non è affatto vero.
4) “Già, perché con Luigi de Magistris il Comune ha confermato la via già intrapresa dai suoi predecessori in barba ad una delibera di Consiglio comunale: addio Linux-Ubuntu”. Non è vero. Come già evidenziato, non c'è alcun addio a Linux e non c’è alcun nuovo indirizzo politico sull'utilizzo del software Open Source.
5) “Perché il Comune di Napoli abbandona Linux Ubuntu e l’open source?”. La domanda è fasulla. Il Comune di Napoli non abbandona né Linux, come già ben chiarito, né tantomeno l'Open Source, che anzi rappresenta un'opzione preferenziale. Nei bandi delle più recenti gare, per fare un esempio, si asserisce a chiare lettere la preferenza per il software Open Source. O ancora, il sito tematico VivereNapoli e il sito della web tv, entrambi realizzati senza spesa nell'ultimo triennio, sono progetti Open Source. Le evidenze e i fatti sono tanti e tali che era sufficiente informarsi con un po’ d’attenzione per evitare affermazioni errate e domande svianti.
6) “[Linux-Ubuntu] peraltro osteggiato da una buona parte dei dipendenti comunali piuttosto “allergici” alle novità”. Ci domandiamo solo quale sia la fonte giornalistica di questa affermazione, che appare come una semplice illazione di cattivo gusto.
Confondere un atto di gestione, che tenta di ottimizzare col buon senso le spese del passato, con una precisa scelta politica è un equivoco rilevante, che legittima deduzioni sbagliate. Tutte queste inesattezze provocano infatti l’idea che l'amministrazione de Magistris starebbe causando un aumento di spesa per il software. Ne siano prova, ad esempio, i seguenti articoli pubblicati a commento del pezzo di fanpage.it:
– Speriamo che il sindaco di Napoli ci ripensi a questa decisione visto che a rimetterci sono soldi pubblici che dobbiamo sborsare tutti quanti noi.
(http://www.lffl.org/2014/08/napoli-abbandonare-ubuntu-ritornare-microsoft-windows.html#more)
– Si dice che nel 2014 la scommessa sia quella di portare la Pubblica Amministrazione ad abbracciare la teoria del risparmio, evitando gli sprechi grazie all’utilizzo di software Open Source. E diciamo che fino a qualche giorno fa questa teoria era abbracciata anche dal Comune di Napoli
(http://www.chimerarevo.com/windows/ubuntu-windows-triste-storia-comune-napoli-173673/)
– Se il sindaco di Torino Piero Fassino decide di risparmiare, adottando Linux per i Pc degli uffici comunali, Luigi de Magistris fa la scelta opposta.
Dunque è possibile che l’articolo, con le sue inesattezze, abbia anche prodotto un ingiusto danno d’immagine alla città e all’amministrazione de Magistris, lasciando intendere che il Comune vada oggi verso un aumento della spesa informatica. La realtà è esattamente opposta, visto che da agosto 2011 la gestione informatica del Comune di Napoli ha puntato, rispetto alle passate gestioni, ad una risoluta compressione dei costi e a una significa eliminazione degli sprechi; per questo ha internalizzato servizi e puntato sul software Open Source, riducendo la spesa di diversi milioni di euro all'anno. I servizi wi-fi sono oggi erogati senza spesa per le casse comunali, mentre la web tv comunale e le dirette streaming sono stati internalizzati, eliminando gli appalti. Per la gestione del software di bilancio, anagrafe e tributi è prevista una riduzione di spesa di 4 milioni di euro. Interpellando le fonti dirette, il giornalista avrebbe potuto assicurarsi agevolmente anche queste informazioni, che ovviamente gli avrebbero fornito un quadro differente, più completo e corretto.