Impianti al collasso, montagne di rifiuti per strada, polemiche politiche e tensione crescente: ancora una volta Napoli è alle prese con "l'emergenza". A dire il vero si fa anche fatica a considerare "emergenza" quella che ormai da tempo è una situazione che si ripropone ad intervalli ciclici (sempre più brevi tra l'altro) e che ha radici profonde e responsabilità diffuse. Addirittura in giornata è arrivata una delegazione dell'Unione Europea, con una ispezione ufficiale per constatare direttamente la gravità della situazione, anche in relazione alla condanna dell'Italia per il mancato rispetto delle regole comunitarie sulla gestione dei rifiuti da parte della Corte Europea di Giustizia. La situazione, dopo la paradossale “solidarietà a tempo” delle province di Avellino e Caserta (che aveva consentito un temporaneo miglioramento delle condizioni del capoluogo) rischia di precipitare ulteriormente, con gli impianti paralizzati e le discariche al collasso (di fatto solo a Caivano si lavora "decentemente"), nonchè con il probabile riacutizzarsi delle tensioni nella "zona rossa" vesuviana.
In questa situazione ad accendere gli animi ha pensato anche un quantomeno inappropriato intervento del Governatore Stefano Caldoro, il quale, dapprima ha ammesso che "il governo non ha stanziato alcuna somma per l’emergenza in atto, ha solo sbloccato fondi che erano già nostri" (in relazione ai 150 milioni di euro sbloccati dai Fas che erano stati in un primo momento considerati come un investimento del Governo), poi questa mattina in una nota trasmissione televisiva ha sottolineato come "per uscire dalla crisi strutturale della questione rifiuti servono due o più realisticamente tre anni". Ovviamente scontata la replica delle opposizioni che ricordano come il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avesse più volte annunciato "la fine dell'emergenza", il "ritorno di Napoli nel novero della Civiltà", come risultato dei primi mesi di Governo e come lo stesso Caldoro abbia usato tale arma nel corso della sua trionfale campagna elettorale.
Il tutto mentre si aggravano le condizioni igienico – sanitarie e sono già molte le segnalazioni per la massiccia presenza di ratti e piccioni su cumuli di immondizia maleodorante, come del resto visibile anche nella gallery che vi proponiamo (le foto sono di questa mattina).
Insomma, una situazione tendenzialmente esplosiva, che si regge sull'esilissimo filo della raccolta giornaliera e appunto saltuaria, con zone della città letteralmente inondate di rifiuti ed altre "miracolosamente" pulite (mentre come purtroppo capita spesso la Provincia vive ore drammatiche da questo punto di vista). Una condizione mortificante per i napoletani, che rischia con il passare del tempo di acquisire un significato nuovo ed inquietante. Già, perchè ormai il termine emergenza comincia lentamente a sovrapporsi a quello "normalità" e ciò che più sconforta è che, per dirla con le parole di Marco Canestrari
"si vive in una continua doccia scozzese che rende insensibili, confonde, stanca e abitua. In questo modo chi vorrebbe opporsi, per paura di perdere consensi e credibilità di fronte agli altri, si adatta a reagire con sempre più autocontrollo fino ad annullare completamente le naturali difese democratiche".
Anche i mille distinguo sulle proteste delle popolazioni locali finiscono per amalgamare il tutto in un'unica massa senza significato e sminuire anche rivendicazioni sacrosante e fondate sul buon senso. Che a rischio non vi siano solo la salute delle persone ed il decoro di una Regione, ma anche principi basilari di democrazia: ecco il timore più profondo dell'emergenza, pardon, della normalità napoletana.