L'ultima volta che c'è stata così tanta gente al rione Sanità era per ‘o Munacone. Il "munacone" è San Vincenzo, il santo del rione. C'era una festa, partecipatissima, poi ad un certo punto è diventata più camorra che festa. Ed è finita lì. Ogni tanto il mondo, però, se lo ricorda, il rione. Ricorda che c'è nato Totò e che non ha mai aperto il museo a lui dedicato. Doveva sorgere in quel Palazzo dello Spagnuolo amatissimo da Nanni Loy che lì intorno girò "Mi manda Picone". Ogni tanto, poi, i turisti passano dalla via dei Vergini e strabuzzano gli occhi. "Possibile che c'è tanta bellezza e le guide turistiche non dicono niente?". Possibile. Possibile che il cimitero delle Fontanelle, ossario tetro e rassicurante al tempo stesso, tempio del sacro e del profano, di quel culto delle anime pezzentelle che solo chi ha respirato il tufo giallo del rione capisce fino in fondo, è corpo estraneo alla città. Tutto è possibile. Una cosa è certa: la politica, quella fatta di leader e comizi, al rione Sanità di Napoli, mancava da decenni. Chi può, oggi, addentrarsi nel dedalo di vicoli e suscitare una minima attenzione?
Beppe Grillo, ieri, l'ha fatto, rischiando in proprio: in quella zona il suo Movimento 5 Stelle è sì presente ma non è certo radicato come certi cambiacasacca sinistra-centro-sinistra, non è certo conosciuto come certi portatori di voti destra-sinistra-centro e nemmeno come i personaggi liquidi che si muovono nella zona nera e grigia della camorra che c'è e controlla tutto e devono guadagnare pure dalle elezioni: dalla stampa e attacchinaggio dei manifesti ai volantini, dai santini elettorali alle passeggiate per scortare ‘o candidato. Con Grillo non succede, ovviamente. Il re del "Vaffanculo" per quanto in parte populista, demagogico e con una sua organizzazione interna con luci e ombre ha di buono questo: è impermeabile a certe infiltrazioni. Un miracolo all'ombra della chiesa di San Vincenzo. Durerà? Per ora è così e quelli che c'erano, lì ad ascoltarlo (cinquecento? Mille?) lo sanno. Sono quelli che né il Partito Democratico e sue propaggini, né Forza Italia, Nuovo Centrodestra e chi più ne ha, ne metta, possono chiamare a raccolta. È vero, sì, l'effetto "personaggio televisivo" del comico genovese ma ormai Grillo fa un numero sempre minore di battute (inversamente proporzionale al numero di quelle di Matteo Renzi, tanto per dire) : i suoi comizi sono sempre più pesanti e meno "onirici" di quelli dell'attuale presidente del Consiglio. Grillo approfitta e arringa spaziando da padre Alex Zanotelli a Genny ‘a carogna. "L'ha fatto diventare un eroe", dicono riferendosi al capotifoso i detrattori suoi e del Movimento 5 Stelle, per lo più dirigenti del Partito democratico della Campania terrorizzati dall'incapacità di portare 300 persone nello stesso luogo se non mobilitando le truppe cammellate.
Ma almeno Grillo ne ha parlato (bene, male, questo riguarda un altro tipo d'analisi). Grillo ha parlato alla gente d'una questione in bocca a tutti, di una storia che sui social network spopola da giorni. Pd e Pdl della Campania dove sono? Dove sono rispetto a queste storie, a queste discussioni, dove sono rispetto all'identità di una città che ha smarrito da tempo ogni punto di riferimento trovandone perfino – eccedendo, come al solito – in un tifoso ultrà? Aspettiamo di vedere centrosinistra e centrodestra alla prova. Non alla prova delle piazze di Napoli che si riempiono in nulla e di nulla, ma delle periferie, dei tanti rione Sanità all'ombra del Vesuvio. Ne potremmo davvero vedere delle belle.