Napoli e il teatro dell’Anticaglia: qui recitò Nerone, talmente “bravo” da provocare un terremoto
Esiste un luogo, nel cuore antico di Napoli, in cui il tempo sembra essersi fermato nonostante i secoli abbiano lasciato tracce evidenti del loro passaggio: si tratta dell’antico teatro romano della città, un vero e proprio gioiello archeologico in cui storia e leggenda si confondono. Traccia della sua esistenza permane nelle storie di Tacito e Svetonio, e nelle lettere di Seneca, e le cronache si confondono con la leggenda: si racconta che proprio in questo luogo Nerone abbia recitato le sue odi, provocando un violento terremoto.
Il simbolo della Neapolis antica
L’antico teatro scoperto, conosciuto anche come teatro dell’Anticaglia dall’attuale nome di quello che all’epoca era il decumano superiore, resiste incastonato fra i palazzi e le abitazioni Sei e Settecentesche all’incrocio di via San Paolo e vico Giganti, mentre una grande parte che resta ancora oggi nascosta alla vista è situata sotto vico Cinquesanti. Si tratta del più antico e famoso teatro della romanità, costruito intorno al I secolo a. C. sullo scheletro di un edificio greco.
Noto per la sua eccezionale capienza di 5 mila spettatori, questo luogo era grandemente apprezzato dal popolo che affollava le rappresentazioni musicali e teatrali, come racconta perfino Seneca in una delle sue epistole a Lucilio: il filosofo indica il modo più semplice per raggiungere la scuola di Metronatte, che consisteva appunto nel passare accanto al teatro sempre strapieno.
Purtroppo la struttura originaria è andata perduta a causa dei numerosi alluvioni che colpirono la zona nel Medioevo, e proprio in questo periodo il luogo venne utilizzato prima come una necropoli e poi come discarica. Oggi gli antichissimi resti del teatro spiccano in mezzo alle abitazioni e ai vicoli tortuosi che, quasi a ricordare la sua presenza, seguono i contorni delle sue mura originarie: mura che nell’epoca di massimo splendore di Neapolis hanno visto esibirsi addirittura l’imperatore Nerone.
Nerone e il terremoto mandato dagli dei
L’insolente e crudele Nerone, come ci racconta Svetonio nel suo "De vita Caesarum", era particolarmente dedito alle arti della poesia e del teatro: il suo talento era rinomato in tutto l’impero, grazie anche all'impossibilità, per i suoi sudditi, di contraddirlo. Fu proprio nell'antica Neapolis, stando sempre a Svetonio, che Nerone scelse di rappresentare alcune delle sue odi cantate davanti ad un pubblico in visibilio.
All’epoca il teatro dell’Anticaglia era il fulcro della cultura romana e custode gelosa e raffinata di quella ellenica: anche l’imperatore Claudio amava trascorrere qui il tempo, facendo rappresentare molte commedie in onore del fratello Germanico.
Nerone non poteva essere da meno: si racconta che durante un esibizione particolarmente audace ed intensa scoppiò un terremoto violentissimo: sicuro del significato propiziatorio dell’evento, voluto dagli dei per manifestare il loro apprezzamento alla sua arte, Nerone costrinse la popolazione accorsa ad acclamarlo a rimanere fino alla fine dell’esibizione.