Napoli, blitz contro il clan Lo Russo. Indagato per favoreggiamento il capo della squadra mobile
E' ancora in corso l'operazione della Dia di Napoli su alcuni presunti prestanome del clan camorrista Lo Russo. Gli agenti, coordinati da Maurizio Vallone, stanno mettendo sotto sequestro alcuni dei più noti locali della città; tra questi il bar "Ballantine", i ristoranti-pizzeria "Regina Margherita" in via Partenope, "I re di Napoli", la paninoteca "Dog Out" in piazza Municipio.
I locali sono in tutto 17, "tutti- come scrive il gip – nella titolarità di società le cui quote sono a loro volta intestate a prestanome, e cioè a soggetti estranei ai gruppi familiari Iorio e Potenza, ma di fatto a loro legati da rapporto di dipendenza e subordinazione". Al momento sono in corso anche accertamenti su 81 banche, sospettate di aver riciclato del denaro sporco. Nella giornata di oggi l'operazione ha portato all'arresto di 14 persone.
SPUNTA IL NOME DI CANNAVARO – Tra i soci del ristorante "Regina Margherita" c'è anche Fabio Cannavaro, l'ex capitano della nazionale italiana di calcio. Secondo gli inquirenti, il giocatore, che non risulta indagato, avrebbe fatto da prestanome a Mario Iorio, legato al gruppo di Mario Potenza dedito all'usura e legato a clan camorristici. Nell'inchiesta Mario Iorio, socio e amico di Cannavaro, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, al trasferimento fraudolento di valori, alle false comunicazioni sociali e alla corruzione di pubblici ufficiali.
INDAGATO IL CAPO DELLA SQUADRA MOBILE DI NAPOLI – Nell'ambito dell'indagine risulta indagato anche il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani. Come ha confermato il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, l'accusa per Pisani sarebbe quella di favoreggiamento. L'uomo avrebbe rivelato all'imprenditore Mario Iorio alcuni dettagli circa l'indagine che lo riguardava, permettendogli in questo di modo di sottrarre al sequestro alcuni beni e di depistare le indagini. Il collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex boss dell'omonimo clan, avrebbe poi riferito agli inquirenti dei rapporti di amicizia che aveva con Pisani. Il capo della Polizia Vittorio Manganelli stenta però a credere alla colpevolezza dell'uomo: "Confermo– ha dichiarato Manganelli raggiunto telefonicamente dall'Ansa- stima e fiducia nel dottor Vittorio Pisani, che destinerò ad altro incarico per corrispondere alle determinazioni dell'autorità giudiziaria, nella quale ripongo altrettanta fiducia ed i cui provvedimenti, io personalmente e l'Istituzione che rappresento, rispettiamo incondizionatamente".