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Mutui: crolla la domanda, la bolla del mattone si sgonfia?

Crollano le erogazioni di mutui e di credito al consumo nel 2011 e nei primi tre mesi del 2012, ma davvero è un male? Non sempre, visto che nel caso del mattone i prezzi apparivano gonfiati da tempo e ancora non calano…
A cura di Luca Spoldi
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mercato immobiliare

A prima vista è uno di quei dati che fanno temere il peggio: secondo l’Osservatorio sul credito al dettaglio Assofin, Crif e Promteiav le erogazioni di credito al consumo sono calate del 2,2% in tutto il 2011, calo che è poi accelerato (-11%  su base annua) nei primi tre mesi dell’anno in corso. Anche peggiore appare il dato relativo alle erogazioni di mutui immobiliari per acquisto di abitazioni, che nel primo trimestre del 2012 registrano un crollo del 47% su base annua.

In entrambi i casi l’Osservatorio non prevede nulla di buono per tutto il 2012 né per l’anno venturo e parla di una ripresa delle erogazioni probabile solo dal 2014. Dovremmo, in sostanza, rassegnarci a una crisi dai tempi lunghi. Ma cercando di andare oltre i titoli “strillati” da siti e giornali italiani, la notizia vera qual è? Non certo nella tempistica di una crisi, immobiliare, che come ogni crisi che riguarda il mattona ha un tempo di evoluzione mediamente di 6-7 anni.

Del resto, osserva il professor Alessando Berti suTwitter, l’allarmismo appare ingiustificato: “Perché allarme? Ci sono troppe case e troppi debiti, si chiama bolla immobiliare” e non sembra molto diversa dalle bolle già esplose altrove, dagli Stati Uniti alla Spagna in quest’ultimo decennio aggiungo io. Semmai il tratto distintivo di questo “sboom” che certo rischia di non far dormire chi ha investito pesantemente nel settore negli ultimi anni (come alcune banche e fondi) è che più che una stretta del credito da parte dell’offerta si tratterebbe di una frenata della domanda.

Le famiglie italiane, a fronte di uno scenario micro e macroeconomico che permane incerto e di un mercato del lavoro sempre più asfittico e “precario”, specie per i giovani, richiedono meno finanziamenti, anche perché le banche fanno spesso fatica a concedere prestiti a chi non possiede un “cedolino” da lavoratore a tempo indeterminato da mostrare a garanzia dei prestiti ricevuti, con conseguente marcata contrazione dei flussi di erogazioni. Il fatto poi che, nonostante tassi di riferimento che permangono sui livelli storici minimi (per la gioia di chi un mutuo a tasso variabile l’ha già acceso negli ultimi anni), le banche abbiano accresciuto gli sprad e gli oneri accessori, facendo così aumentare il costo dei prestiti scoraggia ulteriormente la domanda.

Non a caso a fare maggiormente le spese di questa ritrovata prudenza delle famiglie italiane sono soprattutto gli “altri mutui”, ossia quelli accesi per ristrutturazione, per liquidità, per consolidamento del debito, per surroga e per sostituzione, che dopo un  -24,9% segnato nell’intero 2011 nei primi tre mesi del 2012 hanno segnato un autentico crollo con un -80% rispetto allo stesso periodo del 2011, a causa del quasi totale azzeramento delle domande di surroghe, operazioni poco attraenti e dunque non richieste in una fase contraddistinta appunto da tassi in crescita come l’attuale in cui peraltro i prezzi degli immobili stanno calando molto gradualmente e probabilmente continueranno a farlo nei prossimi anni, non solo per colpa dell'IMU.

Per lo stesso le famiglie sembrano sempre più orientate a scegliere soluzioni e formule che le tutelino da eventuali futuri rialzi dei tassi, con una costante crescita della quote dei mutui a tasso misto e a tasso fisso (entrambe al 27% nei primi tre mesi del 2012). Da notare che ancora circa il 50% delle erogazioni complessive nel 2011 e il 46% nel primo trimestre 2012 ha riguardato mutui a tasso variabile, come dire: prudenti sì, ma finché i tassi resteranno a livelli modesti a seguito del tentativo da parte delle banche centrali di guadagnare tempo in attesa che la crisi del debito sovrano (e la recessione) sia superata, perché non approfittarne?

Giusto, a patto di tutelarsi magari con un cap da future spiacevoli sorprese e da indirizzare i propri investimenti a prime case, che pagano meno Imu e che non siano da intendere solo in ottica d’investimento ma per un utilizzo diretto. A tornare a pensare al mattone come modo con cui garantirsi una rendita sicura ci sarà tempo tra qualche anno, soprattutto una volta che il regime fiscale si sarà definitivamente chiarito sia per quanto riguarda l’imposizione sia per la revisione del catasto e delle relative aliquote.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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