Quasi due giorni dopo la firma dell’ordine esecutivo con il quale Donald Trump ha inasprito i criteri di ingresso negli Stati Uniti, sospendendo tra le altre cose l’ingresso per i cittadini di Iran, Sudan, Libia, Somalia, Iraq, Siria e Yemen, e bloccando la disponibilità ad accogliere rifugiati di qualsiasi nazionalità, arriva anche quella che gli ottimisti potrebbero considerare come “una presa di posizione” del Governo italiano. O meglio, arriva il commento del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il quale, dal suo profilo Twitter, fa sapere che “L'Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell'Europa”.
Gentiloni non nomina né Trump, né il Muslim Ban (a proposito, Rudolph Giuliani ha confermato come si tratti di una definizione perfettamente rispondente agli intenti del neo Presidente degli States: “Quando la prima volta ne ha parlato, ha detto, ‘muslim ban', divieto ai musulmani; mi ha chiamato dicendo ‘metti insieme una commissione, mostrami il modo giusto per farlo, da un punto di vista legale’”), dunque lascia a noi il compito di interpretare le sue parole. E noi, rispettosi della storia personale di Gentiloni (che spesso ha speso parole di grande rilevanza su accoglienza e solidarietà), non abbiamo dubbi nel collocare il Presidente del Consiglio nella schiera dei “contrari” alla decisione di Trump.
Certamente, però, dal nostro Governo, che rappresenta un Paese che, sostanzialmente da solo con la Grecia, si sta caricando il peso e la responsabilità dell’accoglienza e della gestione dei flussi di profughi e migranti forzati, ci aspettiamo di più. Verrebbe da dire “pretendiamo” di più. Anche considerando le reazioni degli altri Governi, dalla Merkel (che ha parlato di “decreto ingiustificato sui migranti”) a Trudeau, passando per Francia, Svezia e finanche la May, praticamente “costretta”, dopo ore di silenzi elusivi, a condannare la scelta di Trump.
Nulla da Mattarella, nulla di nulla dal nostro ministro degli Esteri Alfano, che fra poche ore sarà a Dubai.
Ritardi (si spera) francamente imbarazzanti, perché testimoniano quanto poco si sia compreso la gravità del momento. Basterebbe guardare cosa sta succedendo negli aeroporti statunitensi, o leggere l'apprensione nei commenti, o volgere lo sguardo al passato.