Muro al confine, è già crisi USA-Messico. Ipotesi tassa del 20% sullʼimport messicano
Ad una settimana esatta dall’inizio del suo mandato parlamentare, Donald Trump si trova ad affrontare la sua prima crisi diplomatica. Il presidente del Messico, Enrique Pena Nieto, ha annullato l'incontro fissato per martedì prossimo a Washington. Il motivo, manco a dirlo, è il chiacchieratissimo muro che il 45° presidente americano vuole costruire a tutti i costi al confine tra i due Paesi per contrastare l'immigrazione clandestina. La decisione di Pena Nieto è giunta dopo che il nuovo inquilino della Casa Bianca lo aveva bacchettato di non voler “pagare per il muro di cui c'è disperato bisogno".
Messico-USA: è scontro
"L'ho detto e ripetuto: il Messico non pagherà per il Muro", aveva detto il presidente del Messico in un discorso in tv che ha innescato la polemica in relazione all'incontro. "Condanno e mi rammarico per la decisione del governo statunitense di continuare con la costruzione di un confine che per anni ci ha diviso più di quanto ci abbia unito il Messico dà e chiede il rispetto dovuto come nazione sovrana" aveva detto Pena Nieto, che già nel periodo di campagna elettorale per le presidenziali USA aveva espresso i suoi dubbi sulla costruzione.
I costi del muro
E così coprire i costi dell’edificazione del muro al confine il neo presidente Usa starebbe pensando ad una tassa del 20% sulle importazioni dal Messico: si tratta naturalmente solo di possibilità al vaglio dell'amministrazione di Donald Trump così riportata dal portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer. L'imposta, ha precisato, permetterebbe di raccogliere 10 miliardi di dollari l'anno. Il muro dovrebbe costare 12-15 miliardi di dollari, ha annunciato lo speaker della Camera Paul Ryan, prevedendo che il Congresso approvi i fondi entro fine settembre.
Il nodo immigrazione
Ad ogni modo, le polemiche col Messico non sembrano frenare Trump, che ha intenzione di bloccare il più possibile l'ingresso di musulmani “dai Paesi a rischio” negli USA. Il tycoon ha spiegato che il suo programma per ridurre temporaneamente l'ingresso di rifugiati e musulmani da alcuni Paesi a maggioranza islamica non è quello ‘stop' a cui aveva fatto spesso riferimento in campagna elettorale: "Non è un divieto contro i musulmani. ma si tratta di Paesi che hanno un sacco di terrorismo". L’idea è quindi quella di bloccare per un mese l'ingresso in America dei cittadini di sette Paesi musulmani: Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Il progetto, secondo la stampa americana, è intitolato "Protezione della nazione da attentati da parte di stranieri"; e include anche l'interruzione completa per almeno quattro mesi del programma USA di ammissione di rifugiati in fuga da guerre.