Multe stradali: con l’addio a Equitalia, non succede niente se non si pagano
Hai lasciato l'auto in doppia fila o su un parcheggio per disabili? Nessuna problema, se sei un automobilista poco corretto e sopratutto furbo. A partire dal prossimo 20 maggio, chiunque si ritrovi la multa sul parabrezza non sarà costretto a pagarla. Nessuna disobbedienza e neppure un invito all'anarchia da parte di chi scrive. La notizia la riporta Il Sole 24 Ore. Ma andiamo con ordine. Come è noto Equitalia, l’agente nazionale della riscossione che raccoglie le entrate dei Comuni,dal 1° luglio chiuderà i battenti in 6mila Comuni italiani su 8mila, e con esso la riscossione coattiva che serve a convincere i più riottosi a pagare le multe e i tributi locali. Da qui l’invito rivolto alle stesse amministrazioni di non inviare più ruoli, a far data dal 20 maggio, considerato che non potrebbero arrivare in tempo a riscuotere dagli utenti quanto richiesto. Se poi si considera che i comuni, a causa dello stress economico, difficilmente riusciranno a sostituire Equitalia con nuove società in tempi brevi, ben si capisce la gravità della situazione.
Come sempre, il caos normativo premia i furbi – scrive Il Sole 24 Ore – che in questo caso sono rappresentati da chi non vuol pagare le multe o le altre tasse comunali (per esempio la tassa rifiuti). La riscossione a ruolo degli enti locali vale un miliardo e mezzo all'anno, ma è chiaro che se non si interviene in fretta si apre una falla che vale molto di più: molti pagano spontaneamente i verbali che li riguardano proprio perché sanno che l'amministrazione pubblica ha strumenti coattivi per convincere chi non si presenta alla cassa: senza riscossione coattiva, tutto sarebbe lasciato alla buona volontà o al senso civico del singolo, con risultati facili da prevedere.
Insomma, paradossalmente l'assenza di Equitalia rischia di creare molti più problemi di quanto non si creda. I Comuni ogni anno elevano verbali per 1,3-1,4 miliardi, di questi mediamente circa il 20% non vengono pagati entro 12 mesi dall’accertamento. Va, in realtà, detto che questi dati provengono da una media molto variegata che comprende città in cui il tasso di riscossione effettivo era molto più basso anche quando le regole erano assai più chiare di oggi: per esempio – precisa Gianni Trovati sul quotidiano economico – negli ultimi certificati consuntivi disponibili (2011), a Roma sono stati incassati in conto competenza 130 dei 300 milioni accertati (il 43,3%), a Caserta il dato scende a 40,4%, a Cosenza si attesta al 37% e a Catania crolla al 20,7 per cent. Si apre, quindi, uno scenario caotico dove i soliti furbetti potrebbero avere la meglio, considerato che il 1° luglio è vicino e che nessuno ha pensato di porre rimedio da quando è entrato in vigore il Decreto Sviluppo varato nel 2011 che prevedeva l'addio alla odiata agenzia di riscossione.