Mubarak non si dimette, vuole guidare la transizione. Egitto in rivolta
Insorge la popolazione accampata a Piazza Tahrir per chiedere le dimissioni di Hosni Mibarak, che sembravano imminenti dopo che in serata si era diffusa la voce che l'esercito avesse già destituito il presidente dell'Egitto. Invece, Mubarak si è mostrato in un discorso alla tv di Stato in cui ha si è detto non disposto a dimettersi, ma ha annunciato che cederà deleghe governative al suo visce recentemente nominato, Omar Suleiman. Come già annunciato nel precedente messaggio televisivo, Hosni Mubarak ribadisce di non volersi ricandidare alle prossime elezioni che si terranno in settembre. Inoltre, altra grande concessione alla piazza, annuncia l'abrogazione prossima dell'articolo 179 della Costituzione egiziana, che prevede lo stato di emergenza nel paese e la soppressione di alcune libertà democratiche.
Hosni Mubarak denuncia l'ingerenza delle potenze straniere nelle rivolte in Egitto, ma continua ad affermare: “Morirò in Egitto”, generando il malcontento della piazza Tahrir che chiede il suo esilio all'estero. Per le strade sono riprese le urla e pianti disperati della popolazione in rivolta, mentre in Piazza Tahrir i manifestanti hanno lanciato scarpe contro il maxischermo su cui veniva proiettato il discorso del presidente.
Oggi i manifestanti hanno presidiato la piazza fin dalle luci dell'alba. Dopo diciassette giorni di proteste gli animi si sono rinfiammati dopo la notizia delle dimissioni del Segretario generale del sindacato della Stampa egiziana, Makram Mohammed Ahmed, molto vicino a Mubarak. È arrivata poi una nuova scossa per il regime, dopo che la procura del Cairo ha deciso di incriminare per corruzione il segretario nazionale del Partito, Mohammed Ezz. Tutto sembrava preludere alle dimissioni del presidente Mubarak, anche le dichiarazioni di Hossam Badrawi, segretario del Partito nazionale democratico, sembravano andare in questa direzione: “potrebbe dimettersi entro domani” aveva detto riguardo al presidente. Invece, in serata la doccia fredda per Piazza Tahrir, che ora è nuovamente percorsa da odio e rabbia.