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Opinioni

Mps sale del 20% in borsa su voci di movimenti nel capitale

In borsa a Milano corrono i titoli bancari destinati ad aumentare il capitale per complessivi 8,5 miliardi. Più di tutti sale Mps, tra voci di imminenti accordi tra la Fondazione e potenziali nuovi soci esteri…
A cura di Luca Spoldi
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Qualche incertezza fino a mezzogiorno, poi a Piazza Affari gli indici riprendono a macinare punti e chiudono vicino ai massimi, in rialzo di un altro punto percentuale abbondante, con gli investitori che sembrano aver fretta di dimenticarsi della crisi in Ucraina come conferma anche il Btp decennale, che esaurite in mattinata alcune modeste prese di profitto torna a salire e vede il rendimento calare al 3,41%, (1 punto base meno di ieri sera), con lo spread contro Bund sull’1,81% (dall’1,83%), chiudendo la giornata un paio di punti sotto il rendimento e lo spread del decennale spagnolo. A tener banco tra le blue chip del listino italiano sono ancora una volta i titoli del comparto bancario, con quelli impegnati in aumenti di capitale (le operazioni già annunciate sono ormai arrivate a circa 8,5 miliardi, di cui 6 miliardi solo per banche quotate con Mps e Banco Popolare che da sole chiederanno rispettivamente 3 e 1,5 miliardi al mercato) in maggiore evidenza.

Il ragionamento degli investitori sembra il seguente: visto che l’Asset quality review della Bce passerà al setaccio i conti dei 124 maggiori istituti europei, tra cui 15 italiani, tanto vale giocare d’anticipo e non aspettare che sia la Bce o la Banca d’Italia a chiedere, dopo l’estate, di adottare misure di rafforzamento del patrimonio o nuovi accantonamenti e “pulizie” di bilancio che eliminino i crediti di più dubbia natura. Meglio dunque riuscire a chiudere le operazioni entro giugno, meglio ancora entro aprile: attendere di più potrebbe significare dover andare a pagare maggiori oneri nel momento in cui i singoli istituti andassero sul mercato a raccogliere capitali per la propria attività ordinaria.

Così il Credito Valtellinese, che solo ieri aveva approvato un aumento di capitale fino a 400 milioni di euro, finalizzato a portare il coefficiente patrimoniale Common equity tier 1 al 10,9% (ben oltre sopra il minimo previsto dell’8% per superare gli stress test e del 9% secondo le regole di Basilea III), dall’attuale 8,6%, e che ha poi fatto sapere di voler rimborsare altri 600 milioni di prestiti ricevuti dalla Bce tramite Ltro entro giugno (così da chiudere il primo semestre dell’anno con residui 2,4 miliardi da rimborsare dei 3,3 miliardi inizialmente ricevuti) ha chiuso in rialzo del 10,5% abbondante.

Banca Popolare Etruria e Lazio, che finora sembrava nel mirino di Banca Popolare Vicentina (indicata come interessata anche a Veneto Banca, che ieri ha rinviato a dopo l’approvazione del nuovo piano industriale la definizione delle eventuali misure di rafforzamento patrimoniale) e di Bper (a sua volta ferma in borsa e per la quale gli analisti ipotizzano un aumento fino a 400-500 milioni nel caso proceda all’acquisizione), è invece salita di poco più di un punto percentuale tra voci che parlano di un “piano B” nell’ipotesi che nessuna offerta “adeguata” venga presentata all’istituto, piano B che prevederebbe la cessione preventiva di 200-300 milioni di crediti non performanti (npl) prima di varare ogni integrazione.

In retromarcia Bpm, che ieri era salita del 7,5% e oggi ha ceduto oltre un punto, in attesa che venga lanciato l’aumento di capitale da 500 milioni di euro a cui difficilmente parteciperà l’ex presidente Andrea Bonomi, fino a poche settimane fa principale azionista attraverso Investindustrial con l’8,6% quota poi azzerata a fine gennaio. Banca Carige, che entro giugno aumenterà di un importo massimo di 800 milioni il capitale,  ha recuperato un altro 1,75% portando il guadagno dell’ultima settimana ad oltre il 18%.

Ma chi è letteralmente esploso è stato Mps che ha guadagnato quasi il 20% a fine giornata a 22 centesimi per azione (livello che non si vedeva da fine novembre) con quasi l’11% del capitale (1,45 miliardi di azioni) passato di mano tra voci di ricoperture da parte di fondi hedge “corti” sul titolo a ipotesi di possibili accordi che sarebbero ormai imminenti tra Fondazione Mps e i potenziali acquirenti della sua quota (31,5% del capitale) che rumor di mercato identificano nel fondo sovrano del Qatar (interessato a circa metà della quota, ossia al 15% di capitale) o in un fondo americano (che sarebbe invece pronto a rilevare un 8%).

Il prezzo a cui i titoli verrebbero ceduti dalla Fondazione guidata da Antonella Mansi, che a inizio anno ha vinto un braccio di ferro col management dell’istituto ottenendo il rinvio a maggio l’esecuzione dell’aumento che il presidente di Mps (ed ex amministratore delegato di Unicredit), Alessandro Profumo, e l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, avrebbero voluto lanciare entro gennaio, sarebbe superiore alle quotazioni attuali. Se così fosse Palazzo Sansedoni eviterebbe probabilmente di dover contabilizzare ulteriori minusvalenze visto che nell’ultimo bilancio aveva già ridotto a 24 centesimi per azione il valore di carico della partecipazione e Siena potrebbe tirare un primo e sia pur flebile sospiro di sollievo, mentre le aziende e famiglie italiane dovranno ancora attendere qualche altro trimestre prima di sperare che la “stretta sul credito” possa finalmente allentarsi.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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