Mozione di sfiducia del M5S contro Alfano: “clamorosa svista sul caso Yara”
Una "clamorosa svista istituzionale dell'ex braccio destro di Berlusconi”. E’ quanto si legge nella mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle contro il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in seguito al frettoloso tweet pubblicato dal capo del Viminale per dare la notizia del fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto omicida di Yara Gambirasio. “Alfano, pur di millantare meriti che certamente gli appartengono, non ha esitato a rivelare notizie riservate in merito alla svolta investigativa nel drammatico omicidio della povera ragazza", si legge ancora nella mozione, che vede come primo firmatario il portavoce al Senato Lello Ciampolillo. “Come denunciato dallo stesso procuratore della Repubblica di Bergamo – si legge nel comunicato dei 5 stelle – con il suo comportamento il ministro dell'Interno ha messo a rischio tutto l'importante lavoro svolto dai magistrati e dalle forze dell' ordine in anni e anni di pazienti riscontri e indagini. La scorsa estate il Movimento 5 Stelle aveva già richiesto le dimissioni di Alfano in occasione della vergognosa gestione del caso Shalabayeva". Secondo Ciampolillo l’errore di Alfano sarebbe riconducibile a “una sconcertante ansia di visibilità” che “costituisce un’ulteriore indecorosa pagina di inadeguatezza di un personaggio politico che, ormai, non può che rassegnare le dimissioni o, in alternativa, essere sfiduciato e mandato a casa”.
Mozione di sfiducia del M5S contro Alfano, è la terza volta
Non è la prima volta che i grillini chiedono le dimissioni di Alfano da ministro dell’Interno. Era già capitato, come detto, in seguito alla esplosione del caso Shalabayeva e successivamente nei giorni che seguirono gli scontri prima della finale di Coppa Italia nel maggio scorso, durante i quali fu ferito gravemente il tifoso napoletano Ciro Esposito, deceduto ieri. Come riferì Roberta Lombardi in quell’occasione, le motivazioni erano riconducibili “all’incompetenza nella gestione dell’ordine pubblico” prima e durante la partita e la “manifesta o voluta negligenza per il caso di Dell’Utri, nonché sul caso Shalabayeva”.