Mozione di sfiducia a Bondi: la riunione del Fli e il futuro del ministro
La tempesta per il ministro della cultura cominciò il 6 novembre del 2010, quando la Schola Armaturarum di Pompei crollò sollevando intorno a Sandro Bondi un incrocio di accuse reso poi politicamente più pericoloso dalla spaccatura interna al PdL. Il crollo di Pompei aveva indotto il Pd e l'IdV, sul finire del 2010, a presentare una mozione di sfiducia contro il ministro.
Ebbene, nell'ultima settimana di gennaio il parlamento sarà chiamato a decidere del futuro politico di Bondi. Tra il 24 ed il 28 di questo mese, infatti, la mozione di sfiducia sarà votata dalle camere, ponendo il Terzo Polo, ed il Fli in particolare, di fronte all'interrogativo sulla condotta da tenere nei confronti del ministro: appoggiare o meno il governo? Secondo indiscrezioni, Gianfranco Fini, il leader del Fli, avrebbe ospitato stamane, nell'ufficio della presidenza della Camera, una riunione su quelle che saranno "le prossime mosse del Terzo Polo dopo la ripresa parlamentare" e, specificatamente, sulla "posizione da assumere sulla mozione di sfiducia presentata dal Pd".
Informato della riunione tenuta dal presidente della camera, Sandro Bondi ha commentato "questa vicenda come una grave mancanza di rispetto, quanto meno formale, del ruolo delle istituzioni". In riferimento al particolare momento che sta vivendo la maggioranza e al possibile utilizzo del voto di sfiducia per far leva nei rapporti di forza tra le diverse rappresentanze politiche, Bondi ha chiosato ricordando che "in Italia la convenienza politica momentanea fa agio su ogni questione di principio", ma – ha assicurato ancora il ministro – "anche questa denuncia cadrà nel vuoto, ma in compenso tutti potranno esercitarsi nel facile gioco di chiedere le mie dimissioni".
Adolfo Urso, coordinatore di Futuro e Libertà, ha smussato quella che poteva apparire una chiara presa di posizione del suo partito: "Decideremo insieme, c'è tempo. Dipende anche da cosa dirà il ministro in Aula". Ma Francesco Rutelli, nuovo alleato di Fini, ha precisato che la mozione di sfiducia contro Bondi è "pienamente fondata", perché il ministro "non ha voluto mettere a rischio il proprio ruolo politico per ottenere le risorse necessarie e forzare le ostilità di Tremonti. In questo modo non è stato possibile garantire un minimo di tutela del patrimonio monumentale e culturale del nostro Paese".
Dalla parte del ministro, invece, si schiera tutta la maggioranza che nelle parole di Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazone del programma, definisce Bondi "un signore", di fronte al quale "la sfiducia non passerà perché la maggioranza farà quadrato sul coordinatore del partito guida". Daniele Capezzone, portavoce del PdL descrive invece la mozione di sfiducia come "un errore politico ingiustificabile da parte di chi l'ha presentata: chiunque abbia onestà intellettuale, indipendentemente dalle appartenenze politiche, sa che le accuse mosse contro il Ministro sono frutto di pregiudizio".
Carlo Giovanardi ha rimarcato infine il significato politico della mozione di sfiducia, in virtù della quale, piuttosto che giudicare il ministro, l'opposizione vorrebbe giocare su convenienze che andrebbero al di là del merito della situazione: "un triste segno del degrado del confronto politico voler sfiduciare un servitore dello Stato non sulla base di convinzioni sul suo operato ma di convenienze da giocare sul piano degli schieramenti e delle alleanze".