Mozione del Pd sulla Libia: il 3 maggio l’aula sarà chiamata a votare
Il 3 maggio la Camera sarà chiamata a votare sulla missione in Libia. E' questo il risultato della mozione presentata oggi dal Partito Democratico che vede il capogruppo Dario Franceschini primo firmatario del documento. Dopo la decisione di Berlusconi di bombardare la Libia, l'aula si pronuncerà sulla spinosa questione. E' quello che volevano le opposizioni, certo, ma forse è quello che voleva anche la Lega Nord, irritata dal comportamento di Berlusconi che ha deciso in piena autonomia e, come riferito da Bossi in una telefonata a Napolitano, nonostante "il Consiglio dei Ministri non avesse mai detto sì ai bombardamenti". Insomma se, come ha affermato ieri La Russa, "l'Italia non poteva dire di no ai bombardamenti" lo stabilirà l'aula.
La mozione del Pd, al di là del merito della questione, un risultato importante lo porterà sicuramente e sarà quello di costringere la maggioranza a contarsi. Già, perché sulla questione libica gli equilibri governativi paiono molto fragili. Il Consiglio dei Ministri di questa settimana è infatti saltato perché sul tavolo la questione bombardamenti pesa come un macigno. Il Presidente Berlusconi dovrebbe salire oggi al Quirinale per informare il capo dello Stato sul rimpasto di governo (che sicuramente vedrà i Responsabili fare incetta di poltrone) ma non c'è dubbio che si parlerà anche della Libia. Napolitano, come ha anche riportato oggi Osvaldo Napoli in una nota ufficiale, aveva dichiarato che il Parlamento s'era già pronunciato sulla questione libica e che non serviva un nuovo voto. Bisognerà vedere se, nonostante i malumori della Lega, il capo dello Stato resterà dello stesso parere.
E l'esecutivo traballa. Ieri il Cavaliere aveva dichiarato ai cronisti di non essere affatto preoccupato per i lavori della coalizione e del governo, anche se poco prima, durante una cena a casa di Melania Rizzoli, si sarebbe detto sorpreso e deluso dalle dure parole di Maroni nei suoi confronti. Per adesso quindi la guerra è tra Berlusconi e la Lega e, a pochi giorni delle elezioni amministrative, questa guerra intestina potrebbe costare molto soprattutto al Cavaliere.