Morte di Michele Scarponi, ricostruzione dell’incidente: l’autista non lo avrebbe visto
Filottrano, ore 8 del mattino. Michele Scarponi, 37 anni, è in sella alla sua bicicletta e percorre la bretella d'asfalto di via dell'Industria. A maggio scatta il Giro d'Italia, lui è reduce da una buona prova al Tour delle Alpi: il ciclista marchigiano, ribattezzato "l'aquila" per le sue doti di scalatore che non teme la salita e la fatica dei percorsi più impervi, è uscito per allenarsi ma ha trovato la morte. A un incrocio viene investito da un autocarro, un Fiat Iveco 57, che non s'accorge del campione dell'Astana e lo travolge. L'impatto è violento, le conseguenze di quella omessa precedenza (sarebbe questa la ricostruzione dell'evento) sono tragiche: Scarponi muore sul colpo, in seguito alle gravissime lesioni riportate nell'incidente stradale.
Ai Carabinieri accorsi sul posto l'autista avrebbe dichiarato di non aver visto Scarponi. Ma sono in corso ulteriori accertamenti perché la dinamica di quanto accaduto venga definita nei minimi dettagli. L'ipotesi di reato al momento paventata sarebbe ‘omicidio stradale': sia la bici di Scarponi sia l'autocarro sono stati sequestrati. Il cadavere di Scarponi è stata trasferito nell'obitorio dell'ospedale regionale di Torrette, ad Ancona, come disposto dal magistrato di turno secondo la prassi.