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Morte di Magherini, la testimone: “Sono stata intimidita dal carabinieri”

I legali del 39enne morto la note tra il 2 e il 3 marzo in seguito a un arresto hanno espresso dubbi sulla regolarità delle indagini.
A cura di Davide Falcioni
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Le indagini sulla morte di Riccardo Magherini, l'uomo di 39 anni morto la notte tra il 2 e il 3 marzo durante un arresto da parte dei carabinieri, si arricchiscono di dettagli inquietanti. Un testimone legato alla famiglia dell'ex calciatore della Fiorentina ha infatti raccontato: "Mente raccontavo dei calci che gli davano quando Riccardo Magherini era a terra, il carabiniere che verbalizzava non scriveva: non sentivo il rumore dei tasti".A riferirlo è stato Fabio Anselmo, uno dei legali della famiglia, che ha depositato l'esposto del teste in procura facendo sobbalzare anche Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani del Senato, che ha dichiarato: "Questi episodi tendono a ripetersi con frequenza drammatica".

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Morte di Magherini: "Intervento del 118 approssimativo"

La testimone, infatti, avrebbe chiesto al carabiniere: "Non scrive?". Il militare, dal canto suo, avrebbe risposto: "Devo farlo? Il verbale è suo". Poi un altro dettaglio inquietante: era la mattina dopo la morte di Magherini, ma la donna non ne era a conoscenza ed avrebbe chiesto al carabiniere se avessero fatto all'uomo un Tso, trattamento sanitario obbligatorio. La risposta? "Mi sa che glielo hanno già fatto". In realtà Magherini era già morto ed è strano che il militare non lo sapesse. Non solo: in una telefonata tra operatori del 118, in possesso della famiglia ma non delle Procura, secondo l'avvocato Francesca Casertano emergerebbe "che l'intervento del 118 è stato approssimativo e che si è cercato di far coincidere orari che non coincidono".

Morte di Magherini, la testimone: "Il carabiniere mi metteva in soggezione"

Ma ancora: un'altra testimone ha inviato al legale della famiglia Magherini ha riferito di un tono "arrogante e minaccioso da parte dei carabinieri" che stavano verbalizzando il suo racconto. "Prima che iniziassi a rispondere alle domande – ha detto riferendosi a un militare – ha definito il mio atteggiamento ‘immorale' poiché non mi ero rivolta immediatamente di mia spontanea volontà nei loro uffici e che avevo preferito lasciare interviste a sconosciuti. Ho ribattuto in lacrime e con uno stato emotivo di forte agitazione che l'atteggiamento di quel carabiniere mi metteva in soggezione". La donna ha poi spiegato al militare che sarebbe dovuta partire per Roma il giorno stesso. A quel punto lui le avrebbe risposto "con un tono arrogante e minaccioso che ovunque mi fossi trovata sarebbe lui stesso venuto a cercarmi".

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