Morte del parà Lele, la testimonianza choc: “Agli allievi facevano mangiare escrementi umani”
Lo chiamavano ‘la comunione' ed era il rito con cui le reclute facevano la loro iniziazione nella caserma Gammerra di Pisa. Il rituale a cui dovevano sottoporsi i nuovi allievi paracadutisti consisteva nel mandare giù escrementi umani raccolti dai commilitoni. A riferirlo nell'ambito delle indagini della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla morte di Emanuele Scieri, è l'allora Generale della Brigata Paracadutisti della "Folgore", Enrico Celentano, uno dei tantissimi testimoni sentiti in merito ai gravi atti di nonnismo che avvenivano tra le mura della scuola militare di paracadutismo. "Raccoglievano escrementi umani con i quali facevano agli allievi la famosa ‘comunione': un cucchiaio di questa roba che dovevano mandare giu'. Ma la cosa credo sia finita negli anni. Dopo non ne ho sentito più parlare".
Il caso Scieri
Le indagini sulla morte dell'avvocato siciliano sono state riaperte il 17 settembre 2017 dopo diciannove anni dalla morte di Emanuele, trovato cadavere sotto un tavolino ai piedi della torre dove venivano messi ad asciugare i paracadute, dopo solo 72 ore dal suo arrivo in caserma. All'epoca Emanuele, Lele, Scieri, 26 anni, fu sepolto senza ulteriori accertamenti dopo che la sua morte era stata bollata come incidente. Secondo i medici che esaminarono, nell'agosto del 1999, il corpo del parà, la morte sarebbe avvenuta per ‘precipitazione', cadendo dalla torretta. Chiari segni di aggressione sul corpo della vittima hanno dimostrato che Lele era stato percosso, mentre una consulenza cinematica prodotta dai legali della famiglia Scieri, ha evidenziato le incongruenze della scena del ritrovamento con una precipitazione. Secondo i consulenti Lele è morto dopo una lunga agonia: si sarebbe potuto salvare, se fosse stato soccorso.