Monti vola a Parigi per discutere del futuro dell’Unione Europea
Inizia oggi, con l'incontro di Parigi insieme al presidente Sarkozy, il giro di appuntamenti che Mario Monti ha in programma con i capi di Stato dei Paesi europei e con i vertici dell'Unione. In realtà il tour ha avuto un prologo con il nostro Premier che ieri è partito a sorpresa per Bruxelles dove ha discusso a lungo sulle future mosse dell'Italia con l'ambasciatore all'Ue Nelli Feroci. L'inatteso incontro belga lascia ben intuire quali sono gli oggetti di discussione negli incontri in programma: il futuro dell'Unione Europea e la nuova fase della politica economica comune che dovrà in tutti modi mettere freno alla crisi economica che, nonostante le riforme a livello locale, continua ad investire il continente.
Monti ha chiarito più volte in queste ultime settimane che le cause del perdurare della crisi dei mercati, che anche ieri hanno dato pessimi segnali, sono da attribuire essenzialmente all'immobilità dell'Europa e dalla scarsa capacità di trovare un accordo da parte dei Paesi membri dell'Unione Europea. Sul piatto della bilancia i recenti accordi di dicembre, la definizione dei passi operativi e dunque la loro reale attuazione, ma anche il fondo Salva Stati, e in definitiva quell'Unione fiscale invocata dalla Germania. L'appuntamento di questa sera che Monti avrà all'Eliseo sarà seguito da quello con la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, in programma mercoledì prossimo, e poi da quello con Cameron in Gran Bretagna, probabilmente intervallati dagli incontri con i leader della Commissione europea.
Monti ha l'obiettivo di convincere gli interlocutori che in Italia il più è stato fatto e che ora bisogna agire unitariamente per continuare il risanamento economico. Il Premier tenterà in ogni modo di imporre la modifica degli accordi che, così come si presentano nella bozza attuale, risulterebbero troppo penalizzanti per il nostro Paese ma anche per tutti quelli che sono stati colpiti pesantemente dalla crisi. In particolare Monti punta a cambiare l'articolo 4 della bozza, che prevede la riduzione annuale del debito di un ventesimo per i Paesi che abbiano un indebitamento superiore al 60% del Pil. Se Parigi sembra molto più propensa a modifiche soft anche perché anche la Francia non sembra più al sicuro dal contagio della crisi, sarà molto più arduo far accettare i ritocchi al gruppo dei più duri, capitanati dalla Germania.