Monti accelera sulla riforma fiscale: ecco le priorità del governo
Domani la discussione in pre-Consiglio dei Ministri, venerdì il varo definitivo. Il governo accelera sulla riforma fiscale. Secondo quanto riportato da Repubblica.it, l'impianto riformatore attualmente allo studio dovrebbe articolarsi in due provvedimenti distinti: un decreto legge, che vedrà la luce venerdì e che conterrà le misure più urgenti, e un disegno di legge di portata più ampia. Tra gli obiettivi più ambiziosi della riforma c'è senza dubbio la riduzione di tre punti percentuali della prima aliquota Irpef, che passerebbe così dal 23% al 20%. I quattrini per finanziare tale misura arriveranno dalla lotta all'evasione fiscale. Bisognerà poi sciogliere il nodo Iva, cercando di scongiurarne un altro aumento, e mettere ordine tra le 720 agevolazioni fiscali, scegliendo quali tenere in piedi e quali no. Altre entrate utilizzabili dovrebbero arrivare dai tagli alla spesa pubblica e dalla revisione degli estimi catastali. Possibile, infine, che il decreto contenga delle disposizioni sul pagamento dell'Ici da parte di enti ecclesiastici.
Riduzione della prima aliquota Irpef- L'esecutivo intende abbassare di 3 punti percentuali (dal 23 al 20%) la prima aliquota, quella che si applica ai redditi compresi tra i 7 e i 15mila euro. Per farlo verranno utilizzati i soldi provenienti dalla lotta all'evasione fiscale, dalla quale il governo stima di poter raccattare 11 miliardi di euro. Ebbene la metà (5,5) saranno stanziati per ridurre il carico fiscale dei redditi più bassi. Un'altra ipotesi di intervento riguarda la possibile modifica delle detrazioni: l'idea sarebbe quella di destinare i quattrini recuperati dall'evasione ad un Fondo dal quale, successivamente, poter attingere per finanziare le maggiori detrazioni applicate.
Evitare l'aumento dell'Iva- Un'altra priorità dell'esecutivo è quella di scongiurare l'aumento dell'Iva, messo in conto la fine dello scorso anno per evitare che scattassero i tagli lineari su tutte le agevolazioni fiscali (5% nel 2013 e 20% nel 2014), come previsto dalle manovre del governo Berlusconi. Monti e i suoi avevano quindi ipotizzato la possibilità di aumentare l'imposta sul valore aggiunto di due punti percentuali (quella intermedia dal 10 al 12% e quella più alta dal 21 al 23%). Un aumento che entrerebbe in vigore da ottobre di quest'anno e che potrebbe essere ritoccato di mezzo punto percentuale nel 2014. L'innalzamento dell'Iva, però, lascia ancora perplesso Monti, che, per evitarlo, dovrà trovare 4 miliardi di euro per quest'anno e 16 miliardi per il 2013.
La giungla delle agevolazioni fiscali- Bisognerà poi mettere ordine nella giungla delle 720 agevolazioni fiscali. Troppe, alcune inutili. Complessivamente tali agevolazioni costano allo Stato 161 miliardi di euro. Il precedente governo, è il caso di ribadirlo ancora una volta, aveva disposto un taglio lineare su tutte le agevolazioni (del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014) nel caso fosse stato impossibile arrivare a una riduzione. Il governo Monti, invece, ha preso tempo, riservandosi la possibilità di innalzare l'Iva in sostituzione dei tagli lineari. L'imperativo, s'è capito, è quello di mettere ordine, tagliando dove si può tagliare. Attualmente una commissione sta stilando un elenco di detrazioni sulle quali si potrà intervenire. A quanto pare saranno fatte salve quelle che riguardano le famiglie e i pensionati, ma l'impressione è che i tagli saranno davvero pesanti.
Riforma del catasto a livello locale- E' chiaro che una riforma del catasto richiede tempi lunghi. La reintroduzione dell'Ici (ora Imu) sulla prima casa- che ha visto la rivalutazione delle rendite catastali del 60% e che frutterà allo Stato circa 10 miliardi di euro- non è stata sufficiente a creare un equilibrio fra il valore fiscale e quello reale delle abitazioni. La divergenza fra valori di mercato e valore catastale delle zone periferiche da quelle centrali resta elevato. La rivalutazione delle rendite catastali ha innalzato la base imponibile 4mila miliardi, anche se il valore di mercato resta superiore agli 8mila. Ecco quindi che potrebbe esserci una riforma del catasto "a livello locale", che potrebbe portare alla revisione degli estimi urbani medi agendo comune per comune.
Ici sulle attività non commerciali della Chiesa- Nel pre-Consiglio dei Ministri di domani si discuterà anche dell'applicazione dell'Ici agli immobili di proprietà della Chiesa cattolica. Le esenzioni, secondo fonti di governo, riguarderanno esclusivamente immobili nei quali vengono svolte attività di tipo non commerciale. Le tipologie di beni ecclesiastici sottoposte all'Ici verranno elencate in maniera analitica in un emendamento. Sui quattrini che porterà tale misura è difficile fornire una stima precisa; possibile, però, che nelle casse dello Stato finisca una cifra compresa tra i 600 milioni e il miliardo di euro.