L’idea di un polo librario tricolore piace a Piazza Affari, dove Mondadori stamane sfiorava il 2% di rialzo e Rcs Mediagroup è arrivata a guadagnare oltre il 4%, prima che prese di profitto facessero terminare i due titoli rispettivamente a 95,1 centesimi per azione (-1,14%) e a 1,222 euro a titolo (-1,77%), complice un clima generale di maggior prudenza legato all’incerto esito del braccio di ferro in corso tra Grecia e Germania circa l’estensione di sei mesi degli accordi in base ai quali Atene ha ricevuto 240 miliardi di euro di aiuti dal 2010 a oggi (braccio di ferro che dovrebbe essere deciso dall’ennesima riunione straordinaria dell’Eurogruppo, in programma salvo ulteriori sorprese per la giornata di venerdì 20 febbraio). Mercoledì sera a mercato chiuso Segrate aveva annunciato di aver inviato una manifestazione d’interesse (non vincolante)a Rcs Mediagroup per rilevare Rcs Libri, precisando che la proposta riguarda anche “l’ulteriore complesso di beni e attività che costituiscono l’ambito librario di Rcs Mediagroup”.
L’operazione era nell’aria già da qualche tempo e secondo le cifre che circolano in queste ore a Piazza Affari, la valutazione proposta per gli asset in questione dovrebbe aggirarsi tra i 120 e i 150 milioni di euro, rispetto ai 216 milioni di euro a cui Rcs Libri (che a fine 2014 risultava avere in cassa 35 milioni di euro di liquidità) è iscritta a bilancio. Messa così l’operazione sembrerebbe tutt’altro che certa, visto che implicherebbe una svalutazione di un centinaio di milioni degli asset finora in mano a Rcs Mediagroup e stante l’incertezza dei soci al riguardo (con Unicredit e Mediobanca che sarebbero propensi a dare il via libera, mentre consiglieri come Piergaetano Marchetti, vicino a Giovanni Bazoli, e Luca Garavoglia, numero uno di Campari ma considerato in sintonia con Fiat, finora si sarebbero opposti alla cessione).
Data però la modesta redditività e l’ancora elevato indebitamento del gruppo editoriale guidato da Scott Jovane non è detto non vada in porto, magari con un leggero ritocco verso l’alto dell’offerta verso quei 200 milioni di cui da tempo si parla come cifra attorno alla quale far ruotare un eventuale nuovo aumento di capitale di Rcs Mediagroup per tagliare un debito che a fine anno dovrebbe già essersi ridotto attorno ai 500 milioni a fine 2014, dagli 850 milioni sfiorati a fine 2012. Il problema è a quel punto potrebbe essere proprio Mondadori, che a fine dicembre registrava un indebitamento di 300 milioni di euro, a non poter finanziare l’operazione interamente facendo ricorso a linee di credito (ossia a debito bancario).
Per Segrate tuttavia consolidare Rcs Libri significherebbe raggiungere un fatturato di circa 550 milioni di euro l’anno, una quota attorno al 40% del mercato librario italiano (del 25% nella editoria scolastica) e “la possibilità di estrarre significative sinergie di costo” secondo quanto segnalano gli analisti di Icbpi. Così Mondadori potrebbe chiedere ai soci, a partire da Fininvest (socia al 53%) che del resto ha appena fatto cassa limando la propria partecipazione in Mediaset del 7,79% incassando quasi 400 milioni di euro, di mettere mano al portafoglio con un aumento tra i 100 e i 200 milioni. A medio termine non è neppure detto che le attività del libro restino a Segrate: da tempo alcuni analisti ipotizzano che Mondadori possa in futuro cercare un’alleanza a livello europeo, ad esempio con Bertelsmann o con la rivale Axel Springer, così da inserirsi in una delle tante partite di “risiko” che sono in corso da tempo nel vecchio continente (oltre che nel settore editoriale anche in quello bancario e in quello delle telecomunicazioni).
Per presentarsi nel modo migliore ad un “matrimonio” di questo tipo occorre fare massa: Bertelsmann nei primi 9 mesi dell’anno ha fatturato 11,82 miliardi di euro, con un Ebitda (reddito operativo lordo ) di 1,48 miliardi e un Ebitda margin del 12,5%, Axel Springer, che punta maggiormente sul digitale, si è fermata a 2,177 miliardi con un Ebitda di 364 milioni circa (ma con un margine del 16,7%). Numeri inarrivabili per il mercato italiano e per i suoi due “pesi massimi” che a livello europeo non sembrano più tali e potrebbero non essere più in grado di restare a lungo da soli. La fusione delle rispettiva attività in Mondadori potrebbe dunque essere solo la prima mossa di una partita più ampia destinata a rivoluzionare lo scenario editoriale italiano ed europeo.