“Scendo, c’è Alessandro che mi aspetta, torno tra pochissimo”. Mirella riaggancia la cornetta del citofono e si chiude alle spalle la porta di casa. È un caldo pomeriggio di maggio, anno 1983. L'anno scolastico sta per terminare e non ci sono in vista sorprese. A quindici anni Mirella è una una ragazza senza grilli per la testa, una studentessa diligente. Per questo il suo ritardo nel tornare a casa, quel giorno, appare quanto mai anomalo. L’orologio scocca le 16, le 17, le 18, Mirella non dà notizie, non telefona. Alle 18 l’attesa diventa insostenibile, Antonietta, 17 anni, decide di andare a cercare sua sorella con il fidanzato. È allora che la famiglia Gregori ha il primo sentore di quello che sta accadendo: Mirella è sparita, non tornerà più a casa.
Il caso Orlandi
Poche ore dopo i Gregori sporgono denuncia di scomparsa. I carabinieri li tranquillizzano, si sarà allontanata con le amiche o con un fidanzato, la ritroveranno. Gli investigatori accertano che non era Alessandro la persona con cui la ragazzina doveva incontrarsi. Alessandro, a dirla tutta, non vedeva Mirella da un anno. Le indagini ripartono dunque dall'ultima persona che ha visto Mirella, Sonia, l’amica del cuore. La studentessa dice di aver parlato con Mirella poco prima che rientrasse a casa quel sabato e poi di non averla più sentita. Era diretta a un appuntamento a villa Torlonia, da dove poi si sarebbe mossa per andare a suonare la chitarra a Porta Pia. La sua testimonianza si ferma lì: nei giorni successivi Sonia non vorrà più avere a che fare con la famiglia di Mirella. Perché sottrarsi ai contatti? È stata forse minacciata? Domande che resteranno senza risposta. Dopo 45 giorni accade qualcosa che renderà ancora più intricata la trama della vicenda. Emanuela Orlandi, 15 anni, cittadina vaticana, scompare da Roma. Le ragazze non si conoscono, non hanno mai avuto contatti. Eppure i due casi verranno collegati per sempre da un filo rosso.
I sospetti
Gli inquirenti cominciano a scavare nella vita delle due adolescenti in cerca di frequentazioni pericolose. Alla madre di Mirella, allora, torna alla memoria un episodio inquietante. All’inaugurazione del bar di famiglia, due giorni prima della sparizione, si erano fatti vivi due brutti ceffi. Entrati nel locale con una macchina fotografica si erano guardati intorno come se fossero in cerca di qualcuno, poi uno aveva dato di gomito all’altro, indicando Mirella. Gli inquirenti realizzano un identikit che riproduce l'aspetto dei due: vengono riconosciuti come le stesse persone che una volta avevano fermato Emanuela mentre tornava dal mare con le amiche. Il 3 luglio sui due casi prende la parola anche il Santo Padre. Affacciato su piazza San Pietro, papa Wojtyla fa un accorato appello durante l’Angelus domenicale: "Prego il Signore affinché tocchi il cuore di coloro che dicono di trattenere quegli esseri innocenti" dice Giovanni Paolo II. Perché, quando non ci sono ancora richieste di riscatto, il Papa fa riferimento all'ipotesi di rapimento? Anche i comunicati stampa della Santa Sede parlano di "sequestro di persona". Pochi giorni dopo, incredibilmente, giungono le prime rivendicazioni del rapimento.
Le telefonate anonime
Al bar della famiglia Gregori cominciano ad arrivare delle telefonate. Uno sconosciuto chiama dicendo di aver incontrato Mirella. Elenca gli abiti che indossava la ragazza il giorno della scomparsa, descrivendo con impressionante precisione le etichette interne dei suoi vestiti. Altri chiamano insinuando che la ragazza fosse stata scelta per il rapimento nel corso dell’udienza papale del 15 dicembre 1982, a cui l'adolescente aveva partecipato con la scuola e durante la quale era stata fotografata con il papa. Quella foto era rimasta per mesi nella bacheca dell'Osservatore Romano, nella Santa sede. Qualcuno aveva visto la ragazza e l'aveva puntata? Nella fiumana di segnalazioni arriva anche la telefonata di un personaggio ambiguo, chiamato l'"americano" per il suo accento angolofono. “Mirella Gregori non abbiamo nulla da fare – dice al telefono all'avvocato dei Gregori – prepara i genitori a questo, non esiste più nessuna possibilità, questo io ti dico, ora noi entriamo in una nuova fase – annuncia – restituiamo il corpo della Gregori”. Non solo alla famiglia non verranno restituite le spoglie, ma da quella telefonata non ci saranno più notizie.
La banda della Magliana
Ad occuparsi del sequestro Orlandi – e indirettamente anche di quello Gregori – è Ferdinando Imposimato, paladino della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Sarà proprio nel terreno della malavita che il magistrato comincerà a cercare. Il sospetto è che emissari Banda della Magliana abbiano rapito Emanuela Orlandi – e forse anche Mirella – per conto un personaggio di spicco del clero. Una telefonata giunta alla trasmissione Chi l'ha visto? porta l'attenzione sul boss Enrico De Pedis, detto Renatino. "Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi – dice una voce anonima – per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica si Sant'Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all'epoca". Nel 2008 sarà poi Sabrina Minardi, ex amante di Enrico De Pedis, a riferire che Emanuela sarebbe stata rapita dal boss su ordine di monsignor Marcinkus, all'epoca presidente dello Ior.
L'uomo della scorta del papa
I collegamenti con la Santa Sede non finiscono qui. Durante una visita del Papa in una parrocchia della Capitale, il 15 dicembre 1985, la madre di Mirella fa un incontro sconcertante. In uno degli uomini della scorta del pontefice riconosce la stessa persona che aveva visto al bar a parlare con Mirella in diverse occasioni.
L'epilogo
Nonostante le numerose segnalazioni – alcune delle quali sono state attribuite a mitomani – il caso Gregori rimane aperto e insoluto. Mirella è rimasta ferma a 15 anni. La sua immagine è cristallizzata in quell'istantanea stinta di trent'anni fa in cui sorride felice davanti al Papa. La stessa che tanti dubbi ha fatto nascere sul suo destino.