Sono due nomine, nel giro di pochi giorni, e arrivano sulla coda di una legislatura che prova a mettercela tutta per finire nel peggiore dei modi. Prima c'è la nomina a vice direttore tecnico operativo della DIA (quindi, il numero due per ruolo e responsabilità, tanto per capirsi) di quel Gilberto Caldarozzi condannato a tre anni e otto mesi per avere partecipato alla creazione di prove false contro le vittime della scuola Diaz del 2001. Poi, come se non bastasse, si assiste alla promozione di Adriano Lauro, il poliziotto lanciasassi (contro i manifestanti) che in mondovisione pensò bene di accusare dei passanti a caso di avere ucciso Carlo Giuliani, ora diventato Questore di Pesaro.
Verrebbe da pensare, vedendola superficialmente, che in fondo i fatti di quel G8 (che, si legge nelle sentenze, “hanno gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero”) in realtà siano una nota di merito imprescindibile per avere una meritoria e luminosa carriera all'interno delle forze di polizia, con l'avvallo di un ministro, Marco Minniti, che non si lascia sfuggire l'occasione di dar di gomito al destrismo peggiore del nostro Paese. Il G8 di Genova, del resto, è uno dei capitoli di questo Paese che nonostante le prese di posizioni internazionali e nonostante le sentenze definitive sembra appartenere alla categoria degli eventi con doppia verità in cui quella ufficiale e certificata viene mostruosamente disconosciuta (e strattonata) da una parte politica: come per il processo Andreotti (o il recente caso Dell'Utri) o come per la guerra partigiana (e molto altro ancora) c'è chi insiste nel negare, delegittimare e vituperare la verità.
È già lontano il 19 luglio di quest'anno quando il capo della Polizia Franco Grabrielli chiese pubblicamente scusa per i fatti di Genova dicendo "a Genova, un'infinità di persone, incolpevoli, subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite. E se tutto questo, ancora oggi, è motivo di dolore, rancore, diffidenza, beh, allora vuol dire che, in questi sedici anni, la riflessione non è stata sufficiente. Né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori. Dopo dieci anni e dopo le sentenze di condanna definitive per la Diaz e Bolzaneto": "premiare" oggi chi è stato protagonista di quei fatti significa di fatto scavalcarli.
Poi c'è la questione strettamente operativa: davvero un uomo che ha contribuito a falsificare le prove è la figura giusta per occuparsi di mafie in un posto di rilievo com'è quello di Caldarozza della Direzione Investigativa Antimafia? Oppure: davvero Adriano Lauro, che perse la testa a Genova lanciando sassi contro le persone che avrebbe dovuto difendere e inventandosi una falsa dinamica dei fatti sulla morte di Carlo Giuliani è l'uomo giusto per coordinare i delicati compiti di una Questura?
Poi rimane l'ipotesi peggiore, che speriamo possa essere bollata come un complotto: nominare queste persone potrebbe significare lanciare un segnale (l'ennesimo) per accarezzare un elettorato che non dovrebbe nulla a che vedere con le posizioni del governo. Ma sarebbe davvero troppo. No?