Ministeri a Nord: dopo l’incontro Berlusconi – Bossi la decisione è messa in soffitta
Clima sempre più teso nella maggioranza a meno quattro giorni dai ballottaggi. La parola d'ordine per la tenuta dell'esecutivo è "ottimismo", con la speranza di poter ribaltare il risultato elettorale del primo turno che ha visto soccombere il Pdl nei principali comuni italiani, dove si teneva quello che Berlusconi aveva definito un "test nazionale". Per Milano la svolta decisiva per il sindaco uscente, Letizia Moratti, sarebbe dovuta arrivare dall'attesa sorpresa dei Ministeri a nord, come annunciato da Calderoli. E invece no, perché a seguito dell'incontro tra il premier e Bossi di stanotte la decisione di traslocare i due dicasteri da Roma, come chiesto esplicitamente dalla Lega, è saltata o meglio, congelata. Silvio Berlusconi ha chiesto all'alleato di attendere, rinviando ogni confronto al dopo-ballottaggio. Del resto la proposta di trasferire i ministeri a nord aveva creato vari malumori negli uffici del Pdl romano e, come se ciò non bastasse, le esternazioni e le pernacchie di Bossi non avevano certo contribuito a distendere le tensioni. Per quanto concerne la legge elettorale "sarà fatta di comune intesa", stando a quanto rivelano i presenti alla riunione.
Ma mentre il Senatùr assicura di non voler crear problemi al suo alleato e tantomeno di essere pronto ad aprire una crisi, Calderoli rilancia la questione: "Nessuno stop allo spostamento dei dipartimenti al Nord, ma la questione è così importante da non poter essere strumentalmente interpretata come semplice argomento da campagna elettorale per i ballottaggi".
Ma l'incontro a Palazzo Grazioli è stato anche l'occasione per intavolare l'argomento post-ballottaggi. Sono sempre più insistenti i rumors secondo i quali Berlusconi avrebbe già fiutato odore di sconfitta sia per Milano che per Napoli e si starebbe preparando sul da farsi. Dunque, non definirli più "test nazionali", ma sessioni meramente territoriali, incapaci di influenzare la politica dello stato. Tant'è che, così come Bossi, non sembra intenzionato a scendere in piazza. Quindi in caso di vittoria di Pisapia e De Magistris il premier non si farà trovare impreparato o si mosterà stupito. Anzi: il Cavaliere, starebbe già pensando al futuro, puntando tutto sul rilancio delle grandi riforme: "Subito giustizia e intercettazioni" perché "non si può considerare libero un Paese dove non si può stare al telefono".
Insomma, dopo i vari discorsi, anche a reti unificate, nei quali Berlusconi ha ripetutamente ricordato agli italiani di non consegnare il paese alla sinistra estrema, la macchina del fango potrebbe essere stata spenta. Almeno per un po'.