Minacce a Roberto Saviano: assolti i boss dei Casalesi Iovine e Bidognetti
Sono stati assolti i boss Bidognetti e Iovine del clan dei Casalesi per le minacce allo scrittore Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione. Condannato a un anno di reclusione invece l'avvocato Michele Santonastaso. Il legale dovrà anche pagare ill risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede a favore di Saviano, Capacchione e dell'Ordine dei giornalisti della Campania, che si sono costituiti parte civile, nonché ad una provvisionale di 20 mila euro alla giornalista. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna ad un anno e sei mesi per Santonastaso, Bidognetti e D'Aniello, mentre per l'ex boss dei Casalesi Antonio Iovine – da alcuni mesi collaboratore di giustizia – il pm aveva chiesto l'assoluzione. Il processo ha avuto inizio due anni fa e tra i testimoni chiamati a parlare ci sono stati anche due magistrati protagonisti nella lotta ai Casalesi: Federico Cafiero de Raho e Raffaele Cantone. "Non sono imbattibili, non sono invincibili e la sentenza lo dimostra", ha commentato a caldo Roberto Saviano, che ha quindi aggiunto: "Dare la scorta a chi scrive significa permettere di scrivere e garantire un diritto costituzionale. Spero che questa sentenza possa essere un primo passo verso la libertà, che ora ci possa essere una mia vita nuova".
I fatti risalgono al 2008, quando i legali dei boss assolti oggi – Santonastaso e D’Aniello – lessero in aula durante il processo Spartacus un’istanza di remissione che conteneva affermazioni ritenute "diffamatorie e minacciose" sia per lo scrittore Saviano che per la giornalista Rosaria Capacchione, ma anche per i magistrati Cantone e Cafiero de Raho. Si trattò di un atto anomalo che condannò di fatto lo scrittore a una vita impossibile priva delle più elementari libertà e perennemente a rischio. Non solo: dopo quell’istanza di remissione si sarebbe aperta una sanguinosa stagione di terrore e sangue che avrebbe visto protagonista il superkiller Giuseppe Setola.
Intervistato stamattina dai numerosi giornalisti presenti in Tribunale Roberto Saviano ha detto: "Credo sia un processo unico, a suo modo senza precedenti perché per la prima volta vengono accusati i vertici di un’organizzazione criminale per aver aggredito la libertà di stampa". Per lo scrittore si tratta "di boss accusati dall’antimafia non come mandanti ma come diretti esecutori. Non solo: accusati con i loro avvocati di aver minacciato attraverso uno strumento processuale. Aver portato Iovine a pentirsi e collaborare su questo processo è già una prima vittoria.