Zakaria Atqaoui condannato a 24 anni di carcere, l’amica di Sofia Castelli: “Una sconfitta per tutti”
Zakaria Atqaoui è stato condannato in primo grado questa mattina, venerdì 12 aprile, a 24 anni di carcere per il femminicidio di Sofia Castelli. Il delitto era avvenuto alle prime ore del 29 luglio 2023 nella casa della 20enne a Cologno Monzese. Il 23enne si era nascosto nell'armadio di Castelli e, dopo diverse ore, l'aveva uccisa nel sonno con numerose coltellate. Nella stanza accanto dormiva Aurora Fiameni, l'amica della 20enne che dopo l'udienza ha dichiarato a Fanpage.it: "Non è la sentenza che ci aspettavamo, meritava l'ergastolo. Lui tra 24 anni avrà circa 50 anni e sarà libero, Sofia invece è morta a 20 anni".
La Procura aveva contestato ad Atqaoui l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dalla premeditazione e dall'uso del mezzo insidioso. La Corte D'Assise di Monza, però, ha riconosciuto le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. I legali che rappresentano i genitori di Sofia Castelli, Gabriele Maria Vitiello e Giuseppe Policastro, concordano sul fatto che la sentenza di primo grado sia "severa, ma ingiusta". È probabile che la Procura decida di ricorrere in Appello, ma prima si attende che le motivazioni vengano depositate.
"Mi sento un po' sollevata perché forse tutto potrebbe avere una conclusione", ha dichiarato Aurora Fiameni al termine dell'udienza, "ma anche triste perché non è la sentenza che ci aspettavamo". Lei dormiva in casa di Sofia Castelli quando la ragazza è stata uccisa da Atqaoui. Secondo la ragazza, il 23enne "meritava l'ergastolo perché tra 24 anni sarà libero mentre Sofia è morta a 20 anni" e sostiene che la sentenza di oggi sia stata una "sconfitta per i suoi genitori che meritavano giustizia e un po' per tutti".
Di diversa opinione è, invece, Vainer Burani difensore di Atqaoui. Secondo il legale, la decisione dei giudici della Corte d'Assise "tiene conto della realtà effettiva dei fatti e non toglie nulla". Il non aver condannato il 23enne all'ergastolo significa che sia stato riconosciuto all'imputato "uno stato particolare sulla sua capacità effettiva di preordinare questo delitto".