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Yuri Urizio strangolato in Darsena a Milano, il suo aggressore resta in carcere per omicidio volontario

Bilal Cubaa deve rimanere in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Lo ha deciso la gip di Milano, Angela Minerva, accogliendo la richiesta della Procura. Secondo gli inquirenti, il 28enne avrebbe stretto le mani al collo di Yuri Urizio “per un tempo prolungato” fino a soffocarlo.
A cura di Enrico Spaccini
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Yuri Urizio
Yuri Urizio

Resta in carcere Bilel Cubaa, il giovane arrestato dopo aver aggredito il 23enne Yuri Urizio in viale Gorizia a Milano lo scorso 13 settembre. In seguito alla morte del cameriere comasco, sopraggiunta dopo due giorni di coma, la Procura ha richiesto e ottenuto dalla gip Angela Minerva la modifica dell'accusa nei confronti del 28enne, da tentato omicidio a omicidio volontario. Secondo gli inquirenti, infatti, Cubaa gli avrebbe stretto le mani al collo "per un tempo prolungato" fino a soffocarlo.

L'aggressione lungo il Naviglio

Nella notte del 13 settembre, Urizio stava camminando per viale Gorizia a Milano, lungo il Naviglio Grande. Ad un certo punto, per motivi ancora da chiarire, Cubaa si sarebbe scagliato contro Urizio. Prima il 28enne di origine tunisina avrebbe iniziato a colpire il 23enne a mani nude, per poi stringergli le mani al collo fino a soffocarlo.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, Cubaa lo avrebbe tenuto bloccato a terra per più di sette minuti con "una stretta a modo di tenaglia" senza che Urizio potesse reagire. Un passante, poco dopo, ha notato il 23enne a terra e ha chiamato i soccorsi. Il giovane cameriere, però, è morto venerdì 15 settembre in ospedale.

Le indagini della Procura e l'accusa di omicidio volontario

Cubaa è stato arrestato poche ore più tardi con l'accusa di tentato omicidio. Il 28enne ha più volte sostenuto di essere intervenuto quella sera in difesa di una donna ucraina che è solita chiedere l'elemosina in quella zona che, a suo dire, sarebbe stata molestata da Urizio.

Questa versione dei fatti, però, è stata smentita durante le indagini condotte dalla polizia, e coordinate dal pm Luca Poniz. Infatti, le telecamere di videosorveglianza non hanno ripreso niente che possa far pensare a una molestia e la stessa donna ha smentito l'ipotetica aggressione. Secondo la Procura, quindi, si sarebbe trattato di omicidio volontario e, per questo motivo, Cubaa deve rimanere in carcere.

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