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Yuri Urizio, il 23enne strangolato e ucciso in Darsena a Milano: l’assassino condannato a 14 anni

È stato condannato a 14 anni di reclusione l’uomo accusato di aver strangolato e ucciso Yuri Urizio, il 23enne morto a settembre 2023 dopo essere stato aggredito in Darsena a Milano.
A cura di Ilaria Quattrone
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Yuri Urizio
Yuri Urizio

Nella giornata di ieri, lunedì 3 febbraio, è stato condannato a quattordici anni di reclusione per omicidio volontario l'uomo accusato di aver ucciso Yuri Urizio, il cameriere di Como, che è stato strangolato sulla Darsena a Milano ed è morto dopo ore di agonia in ospedale. La sentenza, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Luca Poniz, è stata pronunciata dai giudici della Corte d'Assise di Milano dove l'imputato ha scelto di affrontare un processo con rito abbreviato.

I giudici hanno anche disposto l'espulsione dall'Italia di Cubaa Bilel, che scatterà nel momento in cui terminerà di scontare la pena. Per la madre della vittima è stata prevista una provvisionale da duecentomila euro. L'uomo, prima della sentenza, ha reso dichiarazioni spontanee e ha chiesto scusa alla famiglia e agli amici del 23enne.

La dinamica dell'omicidio

L'omicidio è stato commesso a settembre 2023. Urizio ha prima perso i sensi per una "pressione a tenaglia al collo", che è durata sette minuti, ed è poi morto due giorni dopo all'ospedale Policlinico: "La mamma di Yuri non è affatto soddisfatta di questa decisione. Non è stata fatta giustizia, vista la gravità e la malvagità della condotta", ha detto il legale della famiglia del 23enne, Fabio Gualdi, al quotidiano La Provincia di Como.

Il mancato riconoscimento dell'aggravante dei futili motivi

Inoltre non è stato mai chiarito il movente di tale aggressione. L'imputato aveva sostenuto che Urizio fosse stato molesto con una ragazza ucraina che vendeva cioccolata in Darsena. La donna però, sentita dagli inquirenti, aveva smentito queste dichiarazioni affermando che il ragazzo non fosse mai stato aggressivo o volgare. E proprio per l'assenza di un movente, secondo il legale Gualdi sarebbe stato necessario riconoscere l'aggravante dei motivi abietti e futili: "L'assenza di un movente non è già di per sé un motivo futile?".

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