“Vivere a Milano costa troppo, anche se guadagno 2mila euro a fine mese non mi rimane niente”: la storia di Valerio

"Lavoro in un hotel di lusso, prendo uno stipendio più alto della media. Ma a fine mese non mi resta niente in mano". Sono le parole di V.M., dipendente a tempo indeterminato in una nota struttura alberghiera del centro di Milano. Solo una delle tante testimonianze delle decine e decine di migliaia di lavoratori che nel capoluogo lombardo lavorano ma vivono con grande fatica, tra affitti alle stelle e carovita sempre più schiacciante (con rincari del 30 per cento circa, a fronte di un sostanziale immobilismo dei salari). "La classe media come me, senza case ereditate o aiuti dalla famiglia d'origine, è sempre più povera. Milano ormai è una città per super ricchi".
"Al mese, con alcuni extra, se sono fortunato arrivo a guadagnare fino a 2mila euro", spiega così Valerio M. "Però pago 1200 euro per 40 metri quadri in via Padova. I costi delle bollette, tra elettricità e gas, aumentano anche se sto poco in casa. Con 50 euro al mese di palestra e 150 euro a settimana per la spesa arrivo facilmente a circa 1900 euro al mese di spese. A cui si aggiungono la ricarica del telefono, il costo dei mezzi… basta una spesa imprevista per un problema di salute o un rubinetto da aggiustare, la Tari, un compleanno, un matrimonio e ho già finito i soldi. Di cene fuori, ovviamente, neanche a parlarne: al massimo una pizza, che comunque non costa mai meno di 25 euro in tutto. Un drink con i colleghi? Praticamente un lusso, visto che ogni volta sono almeno 10/15 euro".
Trovare una soluzione fuori Milano? "Premesso che gli affitti sono comunque alti, e che nel caso bisogna andare molto fuori. Ma per quanto mi riguarda, tenendo conto che spesso finisco di lavorare di notte o attacco all'alba, muovermi con i mezzi non sarebbe proprio possibile. Quindi dovrei acquistare una macchina, con tutte le spese del caso tra revisioni, bollo, benzina, manutenzione… alla fine spenderei uguale, con una qualità della vita decisamente peggiore". In tutti i sensi. "Vivo da solo, sono originario di un paesino di montagna del Piemonte e, con un solo giorno libero a settimana, non riesco a tornare quasi mai dalla mia famiglia. I pochi contatti che ho sono qui in città, se mi trasferissi perderei senz'altro la mia rete. Non ci sono ancora le infrastrutture adeguate perché le persone che vivono Milano possano davvero abitare fuori".
Comprare casa, del resto, è più che difficile per chi non gode del supporto dei genitori o di eredità familiari. "Ho provato a fare un mutuo. Mi darebbero fino all'80 per cento fino a un massimo di 130mila euro, con tassi di interesse altissimi. Ma poi il restante 20 per cento da anticipare chi me lo dà? E soprattutto, cosa compri a Milano con 130mila euro?". Digitando sui principali portali di compravendite immobiliari, a quella cifra, troviamo infatti solo monolocali da 20 metri quadrati in periferia. "E sono perlopiù in condizioni terribili, da ristrutturare completamente, con gli impianti non a norma, e quindi bisogna necessariamente spenderci altri soldi. In molti casi non hanno nemmeno lo spazio per il letto o il divano".
Quella di V.M., insomma, è la storia di tanti milanesi. Nuovi cittadini arrivati sotto la Madonnina per rincorrere un sogno o una buona opportunità di guadagno e realizzazione professionale, poi arenati in case piccole come scatole e un costo della vita sempre più proibitivo. Anche nelle piccole cose che danno leggerezza a una quotidianità fatta spesso di duro lavoro. "Domenica sono stato invitato a un pranzo in casa, mi sono offerto di portare i pasticcini per quattro persone: ho speso 35 euro per tre piccole paste a testa. Eppure mi ricordo che la mia famiglia, anche se povera, tutte le domeniche comprava i dolci per l'intera famiglia, emigrata dal Sud per garantirsi condizioni di vita migliori. Qui avrebbe speso 80 euro, sarebbe stato impossibile concedersi questo minuscolo regalo".