Vittorio Belotti resta in carcere: per il giudice l’omicidio del motociclista Monguzzi era volontario
Rimane in carcere Vittorio Belotti, il 49enne incensurato che nella tarda mattinata di domenica 30 ottobre ha fatto cadere dalla moto Walter Monguzzi per le strade di Montello (in provincia di Bergamo). Il gip Riccardo Moreschi ha confermato l'accusa di omicidio volontario, senza quindi dare conto alla versione di Belotti che durante l'interrogatorio ha parlato di un "contatto involontario".
L'interrogatorio
L'operaio di Montello, al fianco dei suoi avvocati, aveva spiegato al giudice nella mattinata del 2 novembre che sì, aveva urtato la moto Bmw di Monguzzi, ma non di averlo fatto apposta. Come hanno raccontato diversi testimoni, invece, Belotti avrebbe tentato varie volte di speronare il 55enne di Osio Sotto.
Fino a che, una volta superato un semaforo, non lo ha fatto cadere. Monguzzi è morto all'impatto con l'asfalto e l'operaio di Montello è fuggito a bordo della sua Fiat Panda.
L'accusa di omicidio volontario
Il gip ha tenuto conto di queste ricostruzioni per confermare la volontarietà dello scontro, senza attenuare in alcun modo l'ipotesi formulata dal pm. Non è stata accolta, quindi, la richiesta della difesa che aveva chiesto per Belotti la riqualificazione del reato da omicidio volontario a omicidio stradale.
Alcune telecamere posizionate sulla zona non sono riuscite a registrare il momento dell'incidente. Tuttavia, hanno mostrato come i due stessero litigando al semaforo poco lontano dalla rotonda di via Papa Giovanni XXIII.
Secondo altri racconti, proprio in quella rotonda Monguzzi avrebbe tagliato la strada con la sua moto a Belotti. Alcuni dicono di aver visto il motociclista dare un calcio alla Fiat Panda. La stessa che poi è sfrecciata via appena dopo la caduta del 55enne: "Ho avuto paura", ha detto Belotti al gip.